Torre del Greco, caso Deiulemar: un ex socio escluso si è pentito ed ha “incastrato” di nuovo i Della Gatta

 C’è un imprenditore pentito che ha incastrato di nuovo i “vampiri” della Deiulemar e li ha fatti tornare in cella e ci  sono altri tre armatori indagati.E ‘ questa l’importnate novità che emerge dalla lettura dell’ordinanza di custodia cautelare ch venerdì ha portato all’arresto dei fratelli Pasquale e Angelo Della Gatta, già condannati in primo grado a 17 anni per il fallimento della Deiulemar.  Si tratta dell’ intermediatore mobiliare, il ragioniere Amedeo Malet, coindagato nell’inchiesta che ha portato in carcere i due armatori e l’imprenditore veronese Dante Di Francescantonio. Malet , come scirvono i magistrati: “…ha autonomamente deciso di vuotare il sacco in merito all’operato dei suoi ex soci dopo essere stato escluso dall’affare legato all’acquisto della società salernitana”. Sono tre i verbali di deposizioni rese dal ragioniere: “…l’obiettivo dei Della Gatta era costruire un complesso residenziale nelle aree che si procedeva ad acquisire”. Ha spiegato Malet ai magistrati.Ma negli atti a disposizione dei magistrati oplontini infatti non c’è solo il caso dell’acconto da 500mila euro versato all’imprenditore veronese Dante Di Francescantonio (anche egli raggiunto dall’ordinanza di custodia in carcere) per acquisire la partecipazione nella misura del 50% della “Bayres Sa srl”, soldi che sarebbero stati distratti è la tesi degli uomini detta Guardia di Finanza che hanno seguito l’indagine “allo scopo di recare pregiudizio ai creditori” del crac Deiulemar. Ci sono anche i nomi di altri tre volti noti: l’unico fondatore del gruppo ancora in vita, Giuseppe Lembo; il figlio Leonardo; la figlia dell’ex amministratore Michele Iuliano, Giovanna. Secondo il giudice per le indagini preliminari, i cinque armatori avrebbero, in qualità di amministratori di fatto della “Sakura hotel srl” distrutto o comunque sottratto “con lo scopo di procurare a sé e ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori, il libro-giornale degli anni 2006, 2007 e 2008 nonché i mastrini di contabilità degli anni 2006 e 2007”. Non solo, negli incartamenti recuperati è la tesi delle fiamme gialle ci sarebbe un valore superiore dell’hotel Sakura (quasi 23,5 milioni) a fronte di quello reale (16,8 milioni). Inoltre, 15 milioni del bilancio della Sakura hotel sarebbero transitati sui conti della Deiulemar holding e di qui su quelli della Deiulemar compagnia. Per gli inquirenti, poi, a fronte di un debito di quasi 400mila euro nelle attività alberghiere già nel dicembre 2010, gli armatori avrebbero continuato l’attività fino al momento del deposito del bilancio fallimentare (16 novembre 2012), con un ammanco nel frattempo cresciuto a oltre 2,5 milioni.


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