Torre del Greco: Sebastiano Tutti voleva vendicare l’omicidio del fratello Santo ma Mennella sbagliò bersaglio

Per vendicare il fratello, ucciso in un agguato di camorra da sicari del clan avversario, un elemento di spicco del clan Falanga diede ordine di ucciderne uno dei componenti. Ma il killer sbaglio’ obiettivo e commise un errore di persona, uccidendo un innocente. L’episodio e’ del 1998 ed e’ accaduto a Torre del Greco, nel Napoletano. Antonio Mennella, il sicario, si e’ pentito solo lo scorso anno, ricostruendo la vicenda e facendo arrestare il complice e il mandante. Misura cautelare per Sebastiano Tutti, 49 anni, detenuto al 41 bis nel carcere di Parma, e per il 52enne Antonio Scognamiglio, che devono rispondere di omicidio premeditato e porto e detenzione illegale di armi in concorso, con l’aggravante delle finalita’ mafiose. I provvedimenti restrittivi sono stati notificati da carabinieri e polizia, in un’operazione congiunta. Antonio Scognamiglio, il secondo sicario all’epoca dei fatti latitante, era stato scarcerato e sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Torre del Greco. Le indagini hanno consentito di fare luce sull’omicidio di Vincenzo Cardone, 23 anni, ucciso il 26 settembre 1998 a Torre del Greco. Sebastiano Tutti aveva chiesto ad Antonio Scognamiglio di vendicarlo, e questi tento’ di farlo insieme ad Antonio Mennella, colui che sparo’ tre colpi di pistola. Cardone era del tutto estraneo agli ambienti criminali ma venne scambiata per una persona appartenente al clan avversario dei Chierchia, e ritenuto coinvolto nell’ omicidio di Santo Tutti avvenuto una settimana prima. A indurre in errore i killer, il fatto che avesse aveva un motorino identico al bersaglio prescelto e frequentasse gli stessi ambienti dell’uomo che doveva essere ucciso. Santo Tutti fu ucciso da un ‘commando’ di quattro persone armate che lo freddarono mentre era seduto in un ristorante della cittadina vesuviana. Pe il fratello Sebastiano, allora elemento di spicco del clan Falanga, a fornire appoggio ai sicari e ad aiutarli nella fuga era stato un affiliato dei Chierchia, clan rivale, di cui decreto’ la morte. La vittima designata fino a pochi minuti prima dell’agguato del 26 settembre di 18 anni fa aveva utilizzato il motorino dell’incensurato che fu ucciso al posto suo, visto dai killer proprio in sella a quello scooter, nei pressi del bar di Torre del Greco frequentato dal ‘bersaglio’ e pure di spalle. Tutte queste circostanze determinarono l’errore di persona. Ai tre destinatari del provvedimento del gip oplontino viene contestato il reato di omicidio premeditato e di porto e detenzione di armi da sparo aggravati dalla finalita’ mafiosa. Solo il pentimento di Mennella ha portato a un esito le indagini, finora senza esiti anche perche’ i numerosi avventori del bar nel momento dell’agguato non fornirono alcun elemento utile alle indagini alle forze dell’ordine.


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