Il vigilante napoletano Antonio Di Stazio di 60 anni, sparito da una settimana con un carico di oro per 4 milioni di euro avrebbe lasciato delle tracce dietro di se. Gli inquirenti stanno seguendo una pista rilevabile sui tabulati telefonici. Esperti detective informatici stanno seguendo gli spostamenti della cella del telefonino dell’uomo anche se spento. Gli inquirenti sono convinti che la fuga da Dadia del Pino ad Arezzo non sia avveuta senza complicità e che Antonio Di Stasio abbia avuto dei complici che lo hanno atteso nello stesso posto dove è stato ritrovato il furgone della Securpol vuoto. Lo hanno aiutato a caricare il prezioso carico e poi sparire. A tale proposito gli inquirenti in questi giorni hanno setacciato in lungo e largo il territorio della Poggiola di Arezzo che dista circa sette chilometri della città ed è una zona ricca di vegetazione e campagana e dove c’è anche un ruscello. Ebbele secondo una veggente locale intervistata dal Corriere di Arezzo, il vigilante napoletano sarebbe stato ucciso dai suoi complici e sotterrato in quella zona. Ma le ricerche fino a questo punto hanno prodotto esito negativo. Gli investigatori sono convinti che sia vivo e vegeto e che si nasconda in attesa di dividere il bottino con i suoi complici. L’accusa nei suoi confronti, qualora venisse provato il suo coinvolgimento nel colpo potrebbe essere quella di appropriazione indebita, reato che non prevede neanche l’arresto e con un massimo di pena di quattro anni e mezzo di carcere.