Voto di scambio politica-camorra a Scafati: il Gip nega l’arresto del sindaco Aliberti e del fratello

Patto politica-camorra: il Gip salva il sindaco Pasquale Aliberti, il fratello Nello e due esponenti del clan dall’arresto. Si erano accordati per ottenere voti in cambio di appalti i fratelli Aliberti e la camorra scafatese: il pubblico ministero, Vincenzo Montemurro della Dda ricorre in Appello. Il giudice per le indagini preliminari avvalora la tesi della commissione politico-mafiosa ma ritiene non vi siano i presupposti per applicare una misura cautelare in carcere. E’ corruzione elettorale e non scambio di voto il reato ipotizzato dal giudice, Donatella Mancini, che il 28 giugno scorso ha rigettato la richiesta di misura in carcere per Angelo Pasqualino Aliberti, 45 anni, sindaco di Scafati dal 2008 a oggi, Nello Maurizio Aliberti, 41 anni fratello del primo cittadino, Gennaro Ridosso, 33 anni figlio del boss Romolo Ridosso, Luigi Ridosso, figlio del defunto Salvatore, 30 anni. “Stipulavano un patto di scambio politico-elettorale in forza del quale l’organizzazione criminale Ridosso-Loreto si adoperava per il procacciamento di voti nei confronti di Aliberti Pasqualino, il quale prometteva e si impegnava a fronte dello svolgimento di campagna elettorale a suo favore per le elezioni comunali del 2013 e le elezioni regionali dell’anno 2015 (per la candidatura della moglie Monica Paolino), la concessione di appalti pubblici in favore di società controllate dal sodalizio”. Queste le ipotesi di accusa sulle quali il sostituto procuratore Vincenzo Montemurro ha fondato la sua richiesta di custodia cautelare in carcere il 18 giugno scorso, rigettata dieci giorni dopo dal Gip. Escluso dalla richiesta cautelare che verrà ridiscussa dinanzi ai giudici del Riesame il prossimo 6 ottobre, il pentito Alfonso Loreto e il consigliere Regionale Monica Paolino, beneficiaria della campagna elettorale del 2015, insieme ad altri esponenti delle istituzioni che pure figurano indagati nell’inchiesta. Ed è proprio la temporalità che ha permesso al Gip di ‘stroncare’ la richiesta della Procura antimafia. La riforma del 416 ter, lo scambio di voto politico-mafioso è avvenuta nel 2014, quando il legislatore ipotizzò che la sola promessa tra candidati e esponenti delle cosche era sufficiente a configurare il reato. Le elezioni amministrative nelle quali i Loreto-Ridosso hanno sostenuto Pasquale Aliberti sindaco, con una lista Grande Scafati, ispirata da Raffaele Lupo e che ha visto l’elezione di Roberto Barchiesi, sono avvenute nel 2013. Non è invece sufficientemente argomentato il sostegno elettorale del clan per il 2015, anno in cui si svolsero le Regionali e i Loreto-Ridosso organizzarono una riunione a sostegno della consigliere Monica Paolino, a casa di Anna Ridosso, sorella di Romolo.

Le dichiarazioni di Alfonso Loreto. Il 25 febbraio scorso e l’11 marzo, Alfonso Loreto, figlio di Pasquale ha riferito che il clan di cui faceva parte, sorto in contrapposizione a quello dei Sorrentino i ‘campagnuoli’ aveva deciso di entrare – su suggerimento del padre – nell’amministrazione pubblica scafatese per acquisire un prestigio economico e fare il salto di qualità.

Nel 2013 il clan decise di appoggiare Aliberti, proponendo come suo candidato di riferimento Andrea Ridosso, figlio del defunto Salvatore e fratello di Luigi, ‘il ragazzo pulito della cosca’, laureato, che nutriva uno spiccato interesse per la politica. La lista ‘Grande Scafati’ pensata da Raffaele Lupo, già consigliere comunale e provinciale doveva includere la candidatura di Andrea Ridosso, tant’è che in un incontro a casa del sindaco uscente Pasquale Aliberti, Lupo e Andrea Ridosso discussero la questione. “Aliberti accettò il sostegno dei Ridosso-Loreto” racconta Alfonso Loreto “ma suggerì di scegliere un candidato che non avesse un nome così altisonante e riconducibile alla criminalità organizzata per non subire gli attacchi degli oppositori”. Fu in quell’occasione che Aliberti promise, in cambio di quell’appoggio, un grosso appalto. Fu così che Alfonso Loreto, Gennaro e Luigi Ridosso dopo aver scartato la candidatura di Roberto Cenatiempo il giovane che gestiva le imprese di pulizia del clan, si decise di puntare su Roberto Barchiesi, attuale consigliere comunale di maggioranza.

Ma come sempre accade i politici, si sa, non mantengono sempre le promesse e Aliberti si tirò indietro.

Il pestaggio di Barchiesi. Per far leva sull’amministrazione e sul sindaco gli esponenti del clan chiedono a Barchiesi di dimettersi, salvo poi fare di tutto per revocare le dimissioni spinto dallo stesso sindaco. Fu a quel punto che il consigliere fu picchiato, da Carluccio ‘o napoletano, incaricato da Luigi e Gennaro Ridosso e da Alfonso Loreto. Barchiesi fu costretto ad andare dal sindaco per reclamare l’appalto promesso in campagna elettorale e come contentino la cosca ottenne l’appalto per la gestione del verde pubblico e la pulizia della villa comunale per circa 12 mila euro l’anno.

Troppo poco il clan non si accontentò. Barchiesi si recò a casa di Alfonso Loreto per spiegare la situazione, armato di un registratore, ma fu scoperto e a quel punto fu picchiato nuovamente e minacciato di morte. A quel punto su interessamento del sindaco Andrea Ridosso, aspirante politico dal nome ingombrante fu assunto al Piano di zona.

La scalata del clan. I Loreto-Ridosso volevano a tutti i costi dei posti di comando e i Ridosso, in particolare Luigi, sfruttando la sua conoscenza diretta con Nello Longobardi – industriale conserviero e ex presidente dell’Acse, la partecipata del Comune – riuscì ad ottenere la nomina di Ciro Petrucci, uomo di fiducia dei rampolli nell’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti. Petrucci si è dimesso un mese fa ed è indagato nell’ambito dell’inchiesta della Dda. Ma l’ascesa non era finita. Il clan voleva l’appalto grosso, puntava ai rifiuti e al settore delle pulizie. Loreto & C. chiesero a Nello Aliberti, fratello del sindaco, di intercedere per un appalto di servizi nella sede dell’Igiene Urbana, società che si occupava di smaltire i rifiuti nel comune di Scafati. Nello Aliberti tenetennò, sostenne che la società di riferimento non aveva i requisiti, e fu minacciato di morte. A quel punto intervenne, come paciere organizzando una riunione presso la sua azienda, nuovamente Nello Longobardi e il suo amico e factotum del sindaco, lo staffista Giovanni Cozzolino. Nello Aliberti offrì al gruppo criminale una raccomandazione per ottenere appalti del valore di 100mila euro presso la Giaguaro e la Condea conserve, due industrie conserviere dell’Agro, presso le quali le imprese degli Aliberti svolgevano il servizio di sicurezza sul lavoro.

Ma i Loreto-Ridosso puntavano in alto: volevano gli appalti pubblici. D’altronde era stato – secondo Alfonso Loreto – lo stesso sindaco a suggerire ai rampolli di creare delle società pulite, con sede fuori da Scafati alle quali avrebbe poi affidato i lavori di pulizia e manutenzione nei capannoni dell’area ex Copmes. Proprio per rispettare il ptto, il clan crea la Italy service srl, con sede a Castellammare di stabia e amministrata da una testa di legno, Mario Sabatino. A interrompere la scalata intervennero gli arresti del 10 settembre scorso.

La contesa sulle Regionali. Il clan fa il doppio gioco alle Regionali del 2015 a fronte di una promessa di sostegno a Monica Paolino, moglie del sindaco, con l’organizzazione di una riunione elettorale a casa di Anna Ridosso, organizzano una riunione elettorale nel quartiere Mariconda anche per l’attuale presidente del consiglio Pasquale Coppola, allora in rotta di collisione con Aliberti, e per Pasquale Vitiello.

Le dichiarazioni di Loreto, per il Gip che ha rigettato l’ordinanza, sono riscontrate. Numerose le telefonate tra Nello Aliberti e Luigi e Gennaro Ridosso, oltre che con Barchiesi, naturalmente. Ma, nell’inchiesta, vi sono anche le telefonate tra il sindaco e Andrea Ridosso, il volto pulito del clan parlare e ad ammettere gli episodi anche tre personaggi il cui nome risuona da tempo nell’indagine dell’antimafia, quello dell’imprenditore conserviere Nello Longobardi, patron dello Scafati Basket, di Raffaele Lupo, indagato e destinatario di una perquisizione, e l’ex compagna di Romolo Ridosso – oggi testimone di giustizia – Antonella Mosca.


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