La Dda ha chiesto il giudizio immediato per killer e mandanti del duplice omicidio del boss di Ercolano, Mario Ascione, fratello del superboss Rafele ‘o luong, e del suo guardaspalle Ciro Montella uccisi all’interno della sala scommesse “Strike” di corso resina ad Ercolano l’11 marzo del 2003. Fu un’azione di morte plateale e clamorosa che in pratica sancì l’inizio della faida, che ha lasciato sul selciato decine di morti, tra gli Ascione-Papale e i Birra-Iacomino. Grazie alle indagini cei carabiieri della compgania di Torre del Greco coordinati dalla Dda di napoli e al racconto di una quindicina di pentiti inquesti anni sono stati ricostruiti quegli anni bui per la città di Ercolano con decine di arresti di boss e gregari e con i clan oramai in ginocchio. Le prove evidenti in mano agli investigatori hanno permesso di chiedere a 4 mesi dall’arresto il giudizio immediato per i nove coinvolti nell’agguato. L’omicidio, secondo quanto hanno stabilito gli inquirenti, costituiva una risposta eclatante all’assassinio di Giuseppe Infante, cognato del capoclan dei Birra, avvenuto il 28 giugno del 2001. Gli indagati sono il ras della Cuparella, Giovanni Birra ‘a mazza (oggi pentito) e fratello del sangiunario capo Antonio, il suo braccio destro Stefano Zeno, con loro Lorenzo Fioto, Ciro Uliano, ed Enrico Viola, tutti legati al clan Birra che forninrono gli appoggi e le armi ai killer che invece, come spesso è accaduto negli anni della faida, venivano da Miano per conto del clan dei Lo Russo “Capitoni” storici” alleati dei Birra. A processo ci sono il boss neo pentito Carlo Russo, Raffaele Perfetto, Oscar Pecorelli ‘ o malomm e Massimo Tipaldi.
Secondo il racconto dei pentiti i Birra-Iacomino pagarono 50mila euro per uccidere Mario Ascione e Ciro Montella. A riferirlo agli inquirenti, è stato il pentito Ciro Savino, ex componente del commando di fuoco dei ‘vuoti a perdere’, il clan alleato dei Birra-Iacomino. A giugno del 2010, il collaboratore di giustizia raccontò della faida e del duplice omicidio di Ascione e del suo guardiaspalle, Montella. Savino raccontò che a rivelargli i particolari di quell’agguato fu Salvatore Viola, killer della Cuparella. Fu Viola ad indicare Perfetto come uno degli autori del duplice omicidio. Il killer dei Lo Russo fu ricompensato da Stefano Zeno con un regalo di 50mila euro. I due uomini rivali dei Birra-Iacomino furono uccisi l’11 marzo del 2003, i sicari – secondo quanto ricostruito dai collaboratori di giustizia – attesero sei ore prima di entrare in azione. Si appostarono sulla spiaggia antistante al luogo dove sarebbero transitati Ascione e Montella. Quel pezzo di spiaggia fu anche ripulito dalle tracce e dalle sigarette dopo l’agguato, per evitare che gli inquirenti potessero risalire all’identità degli assassini. A raccontare questo particolare, inedito, il pentito Vincenzo Esposito. Il pentito Giovanni Savino ha spiegato alla Dda che l’omicidio fu deciso da Giovanni Birra perché il boss della “Cuparella” non aveva per nulla gradito la reazione pubblica del capo degli Ascione-Papale all’omicidio di Raffaele Filosa fidanzato della figlia di Ascione. Nell’interrogatorio del dicembre del 2010, Savino spiega ai pm della Dda “…dopo l’omicidio di “Zuccariello”, fidanzato della figlia di Mario Ascione, quest’ultimo si recava sotto l’abitazione di Giovanni Birra a bordo di un’autovettura blindata e lo invitava platealmente a scendere in strada per regolare i conti. A seguito di questo gesto, Giovanni Birra e Stefano Zeno, in mia presenza, decidevano che si sarebbero rivolti a “Lello ’o mussuto”, ovvero Raffaele Perfetto dei “Lo Russo” per uccidere Mario Ascione”.