Dovranno comparire davanti al giudice per le udienza preliminari il prossimo 12 settembre, tre esponenti di spicco del clan Festa protagonista dela cosiddetta “Faida del Cavone”. Si tratta di Salvatore Festa, 20enne, figlio del boss Gaetano, considerato il reggente della cosca nonostante la sua giovane età e due suoi “amici”, Salvatore Alfano e Carmine Moliterno, il primo 36enne e l’altro 24enne. Sono accusati di rapina a mano armata, violenza privata, detenzione e porto illegale di armi, tutti i reati sono aggravati dal metodo mafioso. I tre furono arrestati nel marzo scorso: volevano imporre il predominio del loro nuovo gruppo criminale formato da pochissime persone e volevano farlo cercando in ogni modo di cacciare via dal Cavone, la strada che da piazza Mazzini corre verso piazza Dante, il gruppo rivale. E pertanto avevano preso di mira Giuseppe Tommasino detto “Peppone”, ritenuto vicino al gruppo rivale, quello che fa capo agli Esposito. Le indagini portarono alla luce una serie di “frizioni” tra il gruppo Festa e quello Esposito, per il controllo della vendita dell’hashish, della cocaina, e per un giro di estorsioni da imporre ai negozianti del quartiere: affari che sfruttano svariati di migliaia di euro al mese. È emerso così che il 9 luglio dello scorso anno, Giuseppe Tommasino era entrato in contrasto con i tre. Nel pomeriggio fu avvicinato da due ragazzi e rapinato, con una pistola puntata in faccia, del suo scooter. Erano Salvatore Festa e Salvatore Alfano, che minacciandolo si facevano consegnare il suo ciclomotore, poco dopo ritrovato incendiato vicino piazza Mancini. In sede di giudizio immediato hanno scelto di essere giudicati secondo il rito abbreviato.
(nella foto Salvatore Festa)