Le accuse dei due nuovi e inaspettabili pentiti del clan Contini stanno facendo tremare una delle cosche più potenti della camorra. Giuseppe e Teodoro De Rosa, padre e figlio che per anni hanno servito la cosca dell Vasto-Arenaccia hanno deciso di passare dalla parte dello Stato. Grazie alle loro dichiarazioni la Procura di Napoli ha chiesto la riapertura in Corte d’Appello del processo contro il gruppo economico del clan Contini condannati con il rito abbreviato ad oltre due secoli di carcere. Il primo imputato è Antonio Aieta, braccio destro del boss Eduardo Cotnini ‘o romano. Per questo la Dda di Napoli ha depositato le accuse di Giuseppe e Teodoro De Rosa. Per poterli sentire, il giudice di Corte d’Appello dovrà esaminare le motivazioni del procuratore generale e decidere di riaprire il dibattimento che vede imputate oltre cinquanta persone. Il quotidiano Il Roma in edicola riporta i passaggi importanti del primo verbale datato 5 febbario 2016 di Teodoro De Rosa, figlio di Giuseppe detto “Pinuccio”, imprenditore vicino al clan Contini, uno degli insospettabili che avrebbe aiutato il boss Eduardo Contini nei suoi anni di latitanza. Ecco il suo racconto: “Sono figlio di Pino De Rosa. Mio padre ha rapporti con il clan Contini da almeno venticinque anni. I rapporti erano direttamente con Eduardo Contini e P trizio Bosti; “Peccerillo” cioè Aieta, di cui non ricordo il nome di battesimo, fratello di Rita Aieta; con la stessa Rita Aieta, moglie di Patrizio Bosti; con Anna Aieta, moglie di Francesco Mallardo, e con Maria moglie di Eduardo. Ancora con Ciro Di Carluccio e Gerardo Di Carluccio; con Carmine e Salvatore Botta; con Nicola Botta, nipote di Salvatore, detto Dolcetto e con Salvatore Botta jr fratello di Nino e dunque anch’esso nipote di Botta Salvatore classe 50; con Gennaro De Luca; Luigi Galletto; Gigino Forchetta; Ettore Bosti sia classe ’79, figlio di Patrizio, sia il nipote di Patrizio; Esposito Ettore detto Ettoruccio delle Case Nuove. Spiego in primo luogo rapporti che papà aveva con queste persone: con riguardo a Eduardo Contini, papà era suo uomo di fiducia, ad esempio durante la latitanza, provvedendo a trovargli case in cui nascondersi; por- tandogli imbasciate e ricevendone i cosiddetti pizzini; si occupava poi di alcuni aspetti patrimoniali ed economici, relativi sia alla famiglia Contini in senso stretto sia agli investimenti di Contini quale capoclan, e chiaramente quando dico ‘investimenti economici di Contini’ mi riferisco sempre anche a Patrizio Bosti, cioè al clan e alle casse comuni del clan. Mio padre godeva della grande fiducia sia di Eduardo Contini, sia di Patrizio, sia delle mogli dei boss; e direi soprattutto delle mogli, durante la latitanza dei mariti, poiché soprattutto in tali momenti emergeva la necessità, per i capoclan, di aver un punto di riferimento sicuro “fuori”; e questo certamente, sia per la latitanza di Eduardo sia per quella di Patrizio, era costituito da mio padre”.
(nella foto il boss Eduardo Contini al momento della cattura)