Il vigilante napoletano sparito con i 4 milioni in ora attende il Riesame: nella sua auto un passaporto. Era pronto alla fuga all’estero

Antonio Di Stazio il vigilante napoletano sparito dalla periferia di Arezzo per cinque giorni con un carico di oro del valore di oltre quattro milioni di euro e poi riapparso continua con il suo silenzio a rimanere in carcere. L’uomo è stato arrestato il 21 luglio scorso  a dieci giorni dalla sparizione del bottino con l’accusa di furto aggravato,  porto di armi,abuso di relazioni di servizio e danno di ingente gravità arrecato alla parte offesa ovvero la Securpol di Arezzo. Nei due interrogatori si è avvalso della facoltà di non rispondere. Non ha svelato nulla sulle sorti dei preziosi. Assistito dal legale Marco Treggi ha deciso di non chiarire niente del mistero che avvolge il portavalori. Adesso rischia una condanna da 1 a 6 anni. Intanto come riporta il quotidiano La Nazione il vigilante collega un 50enne aretino, è stato licenziato dopo un mese di sospensione, per “una decisione presa dall’ufficio sicurezza – fanno sapere dalla società di vigilanza – e motivata da incongruenze nel racconto della giornata del furto”. Il legale del vigilante, avvocato Anna Miele, ha annunciato che impugnerà il licenziamento davanti al giudice del lavoro. Peraltro il suo assistito è persona offesa nel procedimento che ha portato all’arresto di Di Stazio, attualmente in carcere in attesa del pronunciamento del riesame atteso a breve. Di Stazio era sparito con l’oro lo scorso 11 luglio, mentre insieme al collega stava facendo, a bordo di un furgone portavalori, un giro di ritiri di metallo prezioso presso delle ditte. Di Stazio era poi riapparso giorni dopo, senza però l’oro, venendo successivamente arrestato. Tra le contestazioni mosse dall’azienda ci sarebbe una sosta ad un bar di Badia al Pino nei pressi del luogo dove è sparito il furgone (quattro minuti di stop per un caffè) fatta da Antonio Di Stazio e dall’altro vigilante durante il giro. Successivamente il collega di Di Stazio era sceso per l’ultimo carico e il vigilante era sparito con il furgone ritrovato di lì a poco vuoto. Dopo l’arresto, come riporta il quotidiano La Nazione, c’è stata  una accurata perquisizione all’abitazione di via Anconetana e alla vettura dell’uomo. All’interno dell’auto pare ci fosse una valigia pronta, con tanto di passaporto. Come se il soggiorno ad Arezzo non fosse poi duraturo, come se si apprestasse ad una nuova partenza. Inoltre i carabinieri del nucleo investigativo, coordianti dal capitano Matteo Demartis, hanno posto sotto sequestro il pc dell’uomo e i telefoni cellulari. L’obiettivo degli inquirenti adesso è quello di scoprire complici e ricettatore.  Perché di una cosa sembrano essere sicuri: Di Stazio non può aver fatto tutto da solo. E le ricerche vanno oltre la provincia di Arezzo, si allargano in tutta la Toscana. A caccia di quel tesoro da quasi 4 milioni che da giorni ormai è evaporato. Che il colpo fosse pianificato, però, ormai inizia ad essere chiaro: il 60enne, infatti, si incaricò di ritirare la merce delle prime due aziende visitate e firmò le bolle. Però al collega disse che si trattava di argento e non di oro: con questo escamotage evitò di comunicare alla Securpol che il valore dei metalli trasportati superava il milione e mezzo (perché l’argento ha un valore più basso dell’oro) e ha scongiurato l’invio dei rinforzi da parte dell’azienda. Il resto ormai è storia: il collega che scende per ritirare metallo dall’ultima azienda, le telecamere che inquadrano il portavalori che fa manovra e se ne va, il collega che ritorna e incredulo, non vendendo il furgone, inizia a telefonare.


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