La confessione del figlio del boss Giannelli: “E’ stato Velluso a spararmi”

La faida familiare tra i Monti e i Giannelli dietro il tentato omicidio di Giuseppe Giannelli figlio del boss  Alessandro in carcere da febbario. Il ragazzo, maggiorenne ds qualche mese ha confessato e ha fatto arrestare il suo mancato killer, Agostino Velluso, figlio di Anna Monti  e Carlo Barra. “Sì, è stato lui. Ero in via Divisione Siena quando ho visto Velluso dietro allo scooter con un altro ragazzo che ho saputo chi sia ma che non ho riconosciuto. Mi ha chiamato infame e quando ho capito che la situazione stava diventando pericolosa mi sono allontanato da lui e dopo pochi passi ho sentito tre colpi di pistola”. E’ stata questa deposizione che ha consentito ai carabinieri di fare defintivamente luce sul tentato omicidio anche se le idee erano già chiare. Infatti, come racconta Il Roma in edicola, il 13 maggio, ovvero 12 giorni dopo il raid, Giannelli fu convocato in caserma con la mamma e la zia. I carabinieri aveva fatto arrivare nello stesso luogo, e ben visibile dai tre, Agostino Velluso con il padre Carlo Barra. È stato lì che i carabinieri hanno captato le conversazioni in ambientale. Una frase è stata decisiva: “Allora li hanno arrestati? C’erano le telecamere?”. Questo faceva intendere che Velluso fosse coinvolto e che Giannelli sapesse chi lo avrebbe voluto morto. Ma nel primo interrogatorio ha negato tutto. “Non ho visto nessuno, non so perché mi hanno sparato”. Poi qualche mese fa quando il ragazzo aveva compiuto i 18 anni fu convocato da solo e confessò. Ieri è arrivata l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Velluso. ora si cerca il complice che guidava lo scooter.

Sullo sfondo ci sarebbe una faida familiare cominciata quattro anni fa con una denuncia e poi proseguita con una serie di sparatorie fino ad arrivare, il primo maggio scorso, al tentato omicidio. Tutto parte, in base agli elementi raccolti dagli inquirenti, nel 2012, quando una donna accusa di estorsione e fa arrestare 14 persone tra Bagnoli e Cavalleggeri. La banda era composta da elementi che in passato avevano militato nel clan d’Ausilio: era il gruppo Giannelli, al cui vertice c’era proprio il trentasettenne all’epoca detenuto. Per quella faccenda il processo è ancora in corso. Agli inizi del 2016, con Giannelli sotto processo ma fuori dal carcere, esplode la violenza a Cavalleggeri. Una bomba carta scoppia davanti al bar gestito da un parente del pregiudicato e, in diverse occasioni, vengono esplosi colpi di pistola e kalashnikov contro le abitazioni di persone legate da vincoli di parentela alla donna che aveva fatto arrestare il gruppo. Si mischiano i vecchi rancori alle nuove guerre di potere che coinvolgono il trentasettenne e gli altri gruppi criminali che insistono sul territorio e che cercano di opporsi all’escalation dell’ex pupillo dei d’Ausilio, intenzionato a conquistare il quartiere dell’ex Italsider senza risparmiare sul piombo. Del resto, la morte di Rodolfo Zinco, o Gemello, uno degli ultimi pregiudicati di peso del quartiere, ucciso nell’aprile 2015, aveva rappresentato un colpo significativo alla mala storica del quartiere e un imminente cambio di rotta sullo scacchiere del potere camorristico. A luglio 2015 viene ferito a colpi di pistola un ventunenne indicato dagli investigatori come guardaspalle di Giannelli, mentre il gruppo cerca alleanze anche fuori quartiere legandosi col clan Mele di Pianura e sondando il terreno al Rione Traiano. Il 5 febbraio viene ucciso Pasquale Zito, a Bagnoli: si scoprirà poi che a premere il grilletto è stato un sedicenne, imparentato con Giannelli, per motivi di gelosia. Tre giorni dopo l’aspirante boss, ricercato per una estorsione a una concessionaria di Pianura e ormai indicato come scheggia impazzita coinvolta nel caos flegreo, viene arrestato in autostrada mentre correva verso Pesaro. A Cavalleggeri resta il figlio 17enne. Non è coinvolto negli affari del padre, ma il suo vincolo familiare, in certi ambienti, è un pretesto sufficiente: è in scooter quando lo affrontano e gli sparano; uno di loro, l’arrestato, è il figlio della donna che nel 2012 denunciò il gruppo Giannelli. Il sedicenne riesce a ripararsi in un bar vicino e a sfuggire alla morte. E, il giorno dopo, dall’ospedale posta una foto su Facebook. C’è lui, col braccio fasciato, e la scritta: “Infami, mi avete solo graffiato ma noi cammineremo sempre a testa alta”. Agostino Velluso è inoltre il fra- tello di Raffaele Velluso.Attualmente in carcere con l’accusa di concorso in omicidio ai danni di una prostituta nigeriana. La donna fu ammazzata con un coltellata dopo che uno degli amici di Velluso, dopo aver fatto sesso, non voleva pagare e anzi voleva rapinare la ragaz- za. Una reazione di un’altra amica le costò cara: una coltellata in petto.  I tre sono sotto processo.

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