“A Scafati il clan più potente è il clan Aliberti, ovvero quello capeggiato dal sindaco Pasquale Aliberti che gestisce a proprio piacimento tutti gli appalti pubblici della città e decide quindi chi deve lavorare”. Non ha dubbi Alfonso Loreto, il pentito che sta accusando da mesi il sindaco Aliberti e i suoi familiari e fedelissimi. Affermazioni che il neo collaboratore di giustizia arricchisce di nomi e cognomi di imprenditori e prestanome che hanno fatto – negli ultimi cinque anni – da sponda all’amministrazione comunale per pilotare appalti e costruire un giro d’affari di milioni di euro. Un affare al quale voleva ‘partecipare’ anche il clan Loreto-Ridosso, tanto da seguire le indicazioni di Pasquale Aliberti creando una società ‘pulita’ con sede fuori da Scafati, a Castellammare, per partecipare alle spartizioni di lavori di pulizia e manutenzione, in particolare, all’interno della ex Copmes. Loreto indica come referente ‘incensurato’ per questo affare “Vincenzo ‘o ferraro, credo di cognome Esposito”. Escono dalle dichiarazioni di Loreto anche i nomi di insospettabili, professionisti. “Il suo consulente di fiducia Alfonso Bruno – dice il pentito riferendosi al sindaco Aliberti – ci curava la contabilità”. Bruno, titolare di uno studio di consulenza fiscale e del lavoro ha ottenuto un incarico come addetto stampa e relazioni con il pubblico all’interno dell’Acse a fine gennaio 2015. Le rivelazioni hanno fornito al pm Vincenzo Montemurro e agli uomini della Dia che stanno indagando su appalti, infiltrazioni della camorra, e voto di scambio un quadro di quello che è accaduto in città negli ultimi cinque anni. Un quadro inquietante dove le scelte della politica sono state spesso condizionate da ‘fattori’ esterni.
Proprio per chiarire cosa è accaduto all’interno della macchina amministrativa scafatese stamattina sarà ascoltato dal pm Montemurro, Pasquale Coppola, il presidente del consiglio comunale destinatario a dicembre scorso di una busta con un proiettile calibro 7,65.
La richiesta di arresto del sindaco Angelo Pasqualino Aliberti, del fratello Nello Maurizio e di Gennaro e Luigi Ridosso, negata dal Gip Donatella Mancini, non ha fermato il lavoro del sostituto procuratore Vincenzo Montemurro che nei giorni scorsi ha convocato quattro nuovi testimoni per interrogarli in merito alle vicende dell’amministrazione comunale e i legami con il clan Loreto-Ridosso. Due consiglieri comunali e due dipendenti del Comune saranno chiamati a rispondere alle domande del pm e degli inquirenti della Dia. Stamane sarà ascoltato nell’ambito dell’inchiesta il presidente del consiglio comunale, Pasquale Coppola, ex fedelissimo di Pasquale Aliberti, poi suo grande oppositore tanto da far saltare l’operazione ‘decadenza’ ingegnata dal primo cittadino. Coppola, destinatario il 13 dicembre dello scorso anno, di una lettera con un proiettile di pistola calibro 7,65 è stato già ascoltato dai carabinieri nell’ambito dell’inchiesta sulle minacce subite e parte delle sue dichiarazioni figurano nella richiesta di arresto del pm Vincenzo Montemurro. Il politico indicò una serie di moventi tutti relativi alla sua attività politica: le pressioni ricevute nell’ambito dell’iter per la decadenza pilotata, la vicenda parcheggi e la denuncia su alcune nomine illegittime fatte da Aliberti in particolare la nomina di Paolo Guadagno come energy manager. L’ingegnere Guadagno aveva rapporti – riferì Coppola – con la Gmg srl di Silverio Formisano, padre del consigliere Teresa e a seguito della sua denuncia pubblica gli fu revocato l’incarico tanto che Coppola ricevette un messaggio da Antonio Formisano dal tenore esplicito: “Mi pare che l’arroganza abbia un limite e tu lo stai oltrepassando, statt accort”. Ma Coppola è stato anche tirato in ballo dal pentito Alfonso Loreto a proposito del voto di scambio per le Regionali del 2015. In quelle consultazioni elettorali, il presidente del consiglio era in rotta con Aliberti e Monica Paolino, candidata e poi eletta, secondo il pentito, il presidente del Consiglio comunale insieme al consigliere Pasquale Vitiello organizzò una riunione lettorale a Mariconda per farsi votare – dice Loreto – Coppola regalò, poi, 500 euro a Dario Spinelli, componente del clan Loreto-Ridosso. Il presidente del consiglio, potrebbe diventare un potenziale indagato, e per questo sarà accompagnato dal suo avvocato, Michele Sarno. Le convocazioni della Procura antimafia hanno raggiunto anche Antonio Cavallaro, tenente dei vigili urbani, e l’ingegnere Andrea Matrone, responsabile del settore urbanistica, probabilmente per questioni relative vicende legate a licenze edilizie. Nella lista dei testimoni vi è anche un altro consigliere comunale, potrebbe essere proprio Pasquale Vitiello citato anch’egli da Loreto. (r.f.)