La faida del rione Traiano, gli “scissionisti”: “Io il nano lo vado ad uccidere stesso a casa sua”

La faida del rione Traiano e della zona Ovest di Napoli è nata per la voglia di potere da parte dei giovani e di spodestare quelli che considerano i “vecchi”. In particolare il gruppo di “scissionisti” legati a Salvatore Lazzaro detto “Lullù”, figlio di Gaetano, boss di Pianura, anche se da tempo un po’ fuori dai giri e del suo complice Gennaro Manauro. Le nuove intercettazioni ambientali e telefonoiche depositate agli atti del Riesame del loro arresto avvenuto due settimane fa sono esplicative del loro disegno criminale: “…Loro sono ricchi e vivono nello sfarzo, grazie al lavoro sporco nella gestione delle piazze che viene condotto dai giovani. Noi siamo senza vizi…Ma noi così li affondiamo, perché noi non teniamo vizi, è la cosa bella nostra, nel senso che il divertimento ce lo vogliamo prendere tutti quanti insieme, invece quello no (riferimento al boss in sella alla parte alta del rione), se tiene cinquemila euro in mano se li deve spendere tutti quanti lui, invece a noi le cose non piacciono in questo modo. No: noi ci prendiamo 2000 euro e ce li andiamo a spendere tutti quanti noi, ci divertiamo tutti, gli altri tremila li conserviamo, e ti faccio vedere che tra un anno abbiamo le case di Scarface, mentre gli altri avranno le case con gli scarafaggi veri… Non sono franco di cerimonie, una volta che ci sediamo sulla tavola, io non sono più il ragazzo del Nano (soprannome attribuito a Francesco Petrone, ndr)… è un nemico per me! Poi non devo aspettare l’ok da nessuno, sono capo e non sono coda, bum bum, lo uccido stesso a casa sua, tanto quando dobbiamo andare a parlare, prendiamo solo l’artiglieria pesante, e appena sentite le botte noi da sopra, incominciate pure voi da sotto…Non gli faccio mettere una scopa, per otto anni ho solo ascoltato e osservato non ho mai detto A e non ho mai potuto dire A, non mi hanno mai dato aggio di esprimere un’opinione, ma quando mi siedo a tavola, che li tengo contro e sono capo e non sono coda, che posso parlare e non ci sta nessuno che mette la mano davanti al muso, perché pure se c’è qualcuno che me la vuole mettere, gliela levo, perché qua si parla della vita mia, non si parla della vita di nessun altro”.


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