“L’araba fenice dei capitoni” di Miano non potrà più risorgere dalle ceneri. Lo storico clan della famiglia Lo Russo capace sempre di risollevarsi negli ultimi 25 anni di storia criminale di Napoli e provincia ora è defintivamente in ginocchio. Sconfitto dallo Stato, dal pentimento di tre dei suoi quattro capi (i fratelli, Salvatore, Mario e Carlo- solo Giuseppe resta irriducibile) e dall’avanzare di quelli che nell’ultimo anno erano diventati anch’essi “nemici” ovvero i Licciardi della Masseria Cardone di Secondigliano. Eppure Carlo Lo Russo ultimo boss pentito aveva visto giusto alcuni mesi quando intercettato nella sua casa senza saperlo parlando con i suoi affiliati diceva di voler vendere la piazza di spaccio di Miano ai Licciardi per 5 mila euro al mese perché stanco della guerra del giovane Walter Mallo. La storia recente invece dice altro con l’aspirante e giovane boss della Don Guanella in carcere con i suoi fedelissimi seguito a ruota dal nutrito gurppo dei reduci dei Lo Russo con il boss Carlo, la moglie e un’altra ventina di affiliati. E ora con il vuoto di potere e con il solo Enzo Lo Russo ‘o signore (figlio di Giuseppe) che è latitante e quindi deve pensare più a se stesso che alla cosca è gioco facile per i Licciardi “avanzare” verso Miano. Anzi nelle ultime settimane, l’arrivo di quelli della Masseria Cardone è stato massiccio con numerose famiglie che hanno occupato le abitazioni lasciate abbandonate dai ras dei Lo Russo dopo il pentimento di Carlo. In particolare le abitazioni di via Janfolla e del parco “Ice Snei”. Inoltre nelle ultime settimane, all’alba della decisione di Carlo Lo Russo di collaborare con lo Stato una quindicina di giovani fedeli a “Carluccio” hanno abbandonato il quartiere e sono scomparsi nel nulla. Anche se la situazione non è ancora ben definita ma da più di un mese a Miano non si verificano più “stese” e azioni intimidatorie: c’è solo un clan al potere.