Omicidio del 19enne Amendola: svolta nelle indagini. Un guanto in lattice inchioda i killer

C’è una s volta nelle indagini per l’omicidio e il seppellimento del cadavere del 19enne  Vincenzo Amendola avvenuto nel febbraio scorso a San Giovanni a Teduccio. Una nuova prova che potrebbe inchiodare il baby boss Gaetano Formicola “’o chiatt” (figlio del boss Antonio, detenuto) e il cugino Giovanni Tabasco “’o birill”. La polizia scientifica aveva trovato sul luogo del delitto un guanto in lattice probabilmente usato da chi ha materialmente fatto fuoco contro la giovane vittima. la notizia viene anticipata dal quotidiano Il Roma. Ebbene quel guanto potrebbe contenere delle tracce di Dna dell’assassino. Gli esperti della scientifica lo stanno esaminando come si sta ripassando prova dopo prova e qualsiasi altro elemento utile alle indagini per dare un nuovo slancio alle indagini dopo che il mese scorso la Cassazione ha definitivamente bocciato la richiesta della Dda di napoli dell’arresto di Formicola (che ora è in carcere per scontare sei anni) e Tabasco. Secondo il racconto del giovane pentito Gaetano Nunziato “pampers”, lui e gli altri due avrebbero partecipato al delitto. Dalle fonti investigative raccolte il 19enne Enzo Amendola sarebbe stato ucciso perché si vantava in giro di avere una relazione con la mamma di Gaetano Formicola, cosa non veritiera e non provata. Ecco cosa avvenne secondo il racconto del collaboratore:

“Una volta giunti nel parcheggio di vico II Villa, raggiungemmo a piedi via Salvatore Aprea, dove si trova un appezzamento di terreno abbandonato, parzialmente occupato da alcuni animali, tra cui un cavallo, e in parte coltivato da un contadino. Da via Aprea salimmo sui gradoni di un piccolo anfiteatro, attraverso i quali si ac- cedeva all’appezzamento di terreno. Più segnatamente il primo ad entrare nel suolo fu Tabasco Giovanni, poi salì Amendola Vincenzo e successivamente salii io, mantenendomi leggermente più in dietro degli altri in quanto non potevo escludere che proprio io potessi essere l’oggetto dell’azione punitiva, anche in considerazione del bacio in bocca che mi diede Tabasco, cosa che non aveva precedenti e che io sappia nella malavita si fa nei confronti di coloro che sono stati condannati a morte. Una volta percorsi pochi metri Tabasco fa un segnale con un grosso fischio e quindi vedo apparire alle mie spalle Gaetano Formicola, il quale giungeva da via Aprea a piedi, indossando dei guanti da lavoro di colore verde e grigio, con il cappuccio del giubbotto di colore beige sul capo. Formicola Gaetano mi superò e si avvicinò a Tabasco Giovanni, il quale gli consegnò l’arma che aveva indosso, ovvero una pistola Beretta 9×21 cromata. Tabasco ordinò quindi a Vincenzo di seguire Gaetano, poi indossò anche lui dei guanti di gomma nera e ne diede uno anche a me, insieme ad uno straccio bianco con il quale aveva precedentemente avvolto la pistola che aveva consegnato a Formicola Gaetano. Preciso che in tale frangente io ero l’unico a volto scoperto e dotato di telefonino cellulare. Io dissi subito al Tabasco di non voler sparare, perché ormai era chiaro che bisognava uccidere Amendola Vincenzo, delitto al quale io non intendevo partecipare. Tabasco mi disse: “Tu non devi fare niente !” – Gaetano Nunziato ha poi continuato – Proprio in tale frangente Formicola con una mossa fulminea prese Amendola Vincenzo per la giacca e lo tirò a sé. Immediatamente armò il carrello dell’arma e la puntò al capo di Amendola tentando di esplodere un primo colpo che però andò a vuoto in quanto l’arma si inceppò. Nel contempo Amendola, in lacrime, implorava al Formicola di fermarsi chiedendogli cosa volesse fare. Formicola, dopo averla riarmata, puntò nuovamente l’arma alla testa di Amendola, che nel frattempo si dimenava, riuscendo stavolta ad esplodere al suo indirizzo un primo colpo che lo centrò al volto, credo ad uno dei due zigomi. Ora non ricordo quale dei due. Una volta colpito Amendola cadde al suolo, ma si rialzò immediatamente e, sempre piangendo, si avvicinò nuovamente a Formicola Gaetano dicendo: “ma che hai fatto, mi hai sparato nell’occhio?”. A tanto Formicola Gaetano, senza parlare, esplose un secondo colpo a bruciapelo, all’indirizzo del- l’Amendola, colpendolo stavolta, mortalmente alla tempia sinistra. Amendola rovinò quindi al suolo con un forte rantolo e capii che era deceduto. Formicola Gaetano per assicurarsene provò a calciarlo con un piede così da assicurarsi che era morto. Quindi si rivolse a noi dicendo “è morto è morto” ed incitandoci a prendere il cadavere e trascinarlo in una grossa buca rettangolare scavata, credo preventivamente. Visto che ero rimasto impietrito, Formicola Gaetano iniziò ad incitarmi a muovermi ed a dare loro una mano a sotterrare il cadavere di Amendola Vincenzo, cosa che facemmo, riponendo il suo cadavere nella fossa succitata, profonda credo un metro e mezzo, e ricoprendola con i piedi e con delle pale, con il terreno di risulta dello scavo della buca. Mentre accadeva ciò io fui preso da una crisi di pianto”.


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