Omicidio della prostituta a Pagani, il muratore di Vietri si difende: “Non sono stato io”

È stato il suo ultimo cliente, ma non confessa di averla uccisa. Carmine Ferrante, il 36enne muratore di Vietri sul Mare, sarà interrogato oggi dal giudice per le indagini preliminari, Luigi Levita, dopo essere finito in carcere per l’omicidio di Nikolova Temenuzhka, la prostituta bulgara uccisa la sera del 12 agosto scorso e ritrovata venerdì nei pressi del cimitero di Pagani. Numerosi gli elementi che hanno condotto i carabinieri del reparto territoriale di Nocera Inferiore, guidati dal maggiore Enrico Calandro, a individuare nel muratore di Dragonea l’assassino della donna, ma le indagini sull’omicidio di Pagani non sono ancora chiuse del tutto. Vi sono degli elementi al vaglio degli inquirenti che potrebbero portare a nuovi sviluppi. Oggi Ferrante, sposato e padre di tre figli, sarà interrogato nel carcere di Fuorni. Nei suoi confronti l’accusa gravissima di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. La ricostruzione degli inquirenti è chiara, ma mancano due elementi essenziali sui quali si sta ancora lavorando. Mancano un movente certo e l’arma del delitto. L’autopsia sul corpo della donna non ha dato elementi determinanti per l’avanzato stato di decomposizione del corpo e anche le lesioni all’addome, ipotizzate in un primo momento, non sono state confermate dagli accertamenti del medico legale, Giovanni Zotti. Carmine Ferrante è stato notato quella sera da due amiche della vittima, mentre abbordava “Nina”, così si faceva chiamare negli ambienti della prostituzione paganese. E l’auto di Ferrante – una Citroen C2 – è stata ripresa dalle telecamere di videosorveglianza, sulla Statale 18 dopo aver prelevato la donna. Da quella sera Nina Temenuzhka era sparita. Una segnalazione di una sua amica aveva già allertato i carabinieri del reparto territoriale e venerdì sera, il corpo della donna era stato trovato tra le sterpaglie di via Leopardi. Era già irriconoscibile. In avanzato stato di decomposizione. Velocissime le indagini che hanno portato ad analizzare i filmati e interrogare alcuni testimoni oculari, tra questi le amiche della vittima. Tutti gli elementi raccolti hanno condotto a Carmine Ferrante che, però, nel corso dell’interrogatorio dopo il fermo non ha confessato l’omicidio. Ha raccontato agli inquirenti alcuni particolari di quella sera e sicuramente ha detto di aver avuto un rapporto sessuale con Nina. Ma ha fornito anche elementi che dovranno essere approfonditi. Carmine Ferrante era sicuramente tra Pagani e Sant’Egidio quella sera, neanche lui lo nega. A casa sua e nell’auto – intestata ad un pregiudicato di Sant’Antonio Abate, poi risultato estraneo ai fatti –, la stessa utilizzata per adescare la prostituta, sono stati ritrovati dei profilattici. Nell’abitazione dell’uomo i militari hanno sequestrato una pistola artigianale, tre pistole a salve, un giubbotto antiproiettile, 50 cartucce calibro 38 illegittimamente detenute e numerosi dvd pornografici. Ferrante è stato riconosciuto da due prostitute che erano con la donna scomparsa il 12 agosto. Durante l’interrogatorio, però, non ha ammesso le proprie responsabilità. Ha fornito, alla presenza del sostituto procuratore Federico Nesso, e dell’avvocato Bernardina Russo, degli elementi che hanno fatto ripartire la macchina delle indagini. Ieri mattina il pm ha chiesto la convalida dell’arresto dell’uomo e l’applicazione di una misura cautelare. Oggi Ferrante, detenuto nel carcere di Fuorni, per omicidio volontario aggravato dovrà rispondere alle domande del gip Levita e spiegare cosa è accaduto quella sera. E cosa è accaduto dopo quell’incontro sessuale a pagamento. Gli inquirenti non tralasciano nessun particolare, e incrociano i tempi dei filmati acquisiti con la versione fornita da Carmine Ferrante. I tempi sono fondamentali per capire se quel cliente sia davvero l’assassino oppure ci sia un assassino ancora in libertà. Le condizioni della vittima, al momento del ritrovamento, non rendono facile un’indagine che ha preso subito una svolta positiva. Il timore è che ci si possa imbattere in un caso come quello di Santina Rizzo – uccisa il 13 febbraio del 2010 – per il quale c’è stato per cinque anni un “assassino” innocente. (r.f.)


Articolo precedenteSecondigliano: il boss Umberto Accurso al carcere duro
Articolo successivoSparartoria nella notte a Ponticelli: pregiudicato 30enne ferito alle gambe