Pizzo di Ferragosto a Casalnuovo convalidati gli arresti del boss Federico Gallucci e dei due guardaspalle Giuseppe Mosti ed Emanuele Chirivino. Lo ha deciso ieri il Gip Giuseppe Sepe del Tribunale di Nola.I tre tutti componenti del clan Piscopo-Gallucci erano stati arrestati in flgranza di reato giovedì mentre ritiravano la tangente dal titolare della ditta che svolegva lavori al cimitero di Casalnuovo. dalle indagini è emerso che avevano un’organizzazione degna di una moderna azienda: turni di lavoro ben definiti per gli esattori del clan. Specifiche mansioni per i «dipendenti». Chiara la missione: i soldi per mantenere 50 famiglie di carcerati affiliati al clan. Il tutto con il metodo dell’estorsione a privati e concessionari di servizi pubblici, cimitero compreso. È di fatti sulla riscossione al cimitero che sono scivolati tre esponenti del clan Piscopo-Gallucci. Quando sono andati a riscuotere il pizzo dalla ditta che si occupa dei morti, ovvero la gestione del cimitero. I tre arrestati tra le tombe erano rigorosi e inflessibili nell’applicare le tarife indicate dal capoclan, dovranno ora rispondere di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. In carcere tre personaggi ritenuti dagli inquirenti esponenti del cartello Piscopo-Gallucci che sta tentando una nuova scalata per riconquistare la vecchia egemonia sul territorio, nel tempo sgretolata da arresti eccellenti. Si tratta dei cugini Federico Gallucci «’o nufriello», 41 anni, e Giuseppe Mosti, 40enne conosciuto come «Peppe Orchidea», e il 24enne Emanuele Chirivino: tutti già presenti negli archivi delle forze dell’ordine. I tre sono stati intercettati dai militari della compagnia di Castello di Cisterna proprio nel momento clou dell’estorsione ai danni della ditta appena subentrata nella fornitura dei servizi cimiteriali. «Qui ci siamo noi. Ci devi dare 1500euro, per adesso. Dobbiamo mantenere più di 50 famiglie in carcere. Se non paghi ti facciamo chiudere. Ti spariamo due botte». Sullo sfondo di questa storia la presunta reggente del clan, Maria Mosti, vedova dal 2003 del boss Vittorio Gallucci, lei, 80enne, agli arresti domiciliari, sarebbe la regista della riorganizzazione del clan. Maria Mosti è la madre di Federico che per un lungo periodo fu detenuta addirittura al regime del 41bis, poi ebbe un ictus e fu prima ricoverata e poi riportata agli arresti domiciliari. Mosti fu accusata di essere la mandante dell’omicidio di Pasquale Tufano. Minacce per ottenere il «sussidio di ferragosto per i compagni carcerati», (una prima trance a fronte di una cifra complessiva di 4.500 euro). Circostanze che non hanno lasciato alcun dubbio agli investigatori appostati tra i loculi e che, immediatamente, sono entrati in azione bloccando ed ammanettando i tre taglieggiatori. L’ennesimo colpo assestato al clan tornato alla ribalta per gli ultimi ed efferati episodi che si sono consumati sul territorio, a partire dall’omicidio del 10 dicembre quando sotto i colpi dei killer finì Giuseppe Ilardi, inserito nell’orbita del clan rivale dei Rea-Veneruso, contrapposto ai Gallucci per la gestione delle piazze di spaccio. Per quell’omicidio, pochi mesi dopo, furono arrestati Onofrio Mosti e Giovanni Gallucci, rispettivamente fratello e nipote proprio di Federico, ritenuti dagli inquirenti gli esecutori materiali del delitto. Ma da quel giorno l’attenzione degli 007 non è mai calata, così come non è mai scemata la tensione criminale. Dopo il delitto di dicembre, infatti, diversi gli episodi che si sono susseguiti: dagli agguati falliti alle intimidazioni, in particolare all’indirizzo di Antonio Barone «l’elettrauto», fino a un raid proprio nel feudo dei Gallucci, il rione Iacp: l’obiettivo secondo gli inquirenti sarebbe stato proprio Federico, tra l’altro, prima della cattura di ieri, di recente scarcerato dopo un lungo periodo di detenzione.
(nella foto il cimitero di Casalnuovo presidiato dai carabinieir e nel riquadri da sinistra il boss Federico Gallucci, Giuseppe Mosti e Emanuele Chirivino)