Ponticelli, il pentito Lauria svela: “Ecco chi uccise il boss Salvatore Tarantino e perchè”

Svelato dai pentiti un altro omicidio eccellente della faida di Ponticelli tra i De Micco “Bodos” e i D’Amico “Fraulella”. Si tratta dell’agguato in cui trovò la morte  il 25 novembre 2009 il boss Salvatore Tarantino, allora reggente del gruppo che voleva sostituirsi ai Sarno. Il nome del killer lo ha fatto il pentito Gaetano Lauria ‘o somaliano ma prima di lui a fare luce sull’agguato era stato Raffaele Cirella, figlio dell’anziana donna salvata dai vigili del fuoco per una bomba e un principio di incendio  appiccato nell’appartamento di via Camillo de Meis due mesi fa.Lauria ha spiegato ai magistrati della Dda di Napoli: “È stato Antonio Nocerino, dottore. Me lo ha detto Salvatore Ercolani in carcere…Io stavo in carcere quando venne Ercolani (Salvatore Ercolani detto “Chernobill”, marito di Nunziata D’Amico, la donna boss uccisa l’anno scorso), dopo che era stato arrestato. Antonio D’Amico disse: Tu mi devi dire chi ha ucciso Tarantino, quello che era un compagno mio. E lui rispose: “Brodino”. Ercolani l’aveva saputo perché Stefanelli faceva parte del gruppo di Pasquale Austero ed era presente al momento dell’agguato. “L’hanno visto a “Brodino”.I Bodo erano furiosi per questo”, ha messo a verbale Gaetano Lauria, e così fu organizzato l’omicidio. Gli assassini sapevano, perché era un fatto notorio, che Pasquale Austero andava a firmare presso il commissariato e spesso Tarantino lo accompagnava in macchina. Antonio Tarantino, alleato dei D’Amico, era in auto con Pasquale Austero e una terza persona. All’auto si avvicina una moto e partono i colpi. Tarantino muore sul colpo, Austero e l’altro passeggero riescono a schivare i proiettili. Quel giorno c’era anche Raffaele Stefanelli , anche lui oggi pentito, con loro e così più occhi assistettero alla sparatoria mortale. Invece il pentito Raffaele Cirella aveva spiegato ai magistrati: “Ho saputo che attualmente Salvatore Tarantino è colui che si è messo a gestire il “rione” affiancandosi a Ciro Minichini. Tarantino era stato allontanato dal clan Sarno per dei disguidi interni e in particolare si era allontanato dal clan Sarno perché litigò con “’o mussillo”. Le dichiarazioni risalgono a luglio di quell’anno, quattro mesi prima del delitto.
Evidentemente il 55enne Salvatore Tarantino, storicamente legato ai Sarno, era un ostacolo per i nemici di camorra. Tanto che la sua morte fu addirittura festeggiata con l’esplosione dei fuochi d’artificio. Una maniera per dare sfogo alla contentezza anche per i 15 arresti all’interno delle file del clan di Rione De Gasperi, avvenuto praticamente in concomitanza con l’agguato a Tarantino. Il boss trasferitosi al Nord, aveva aperto una concessionaria di auto ed era tornato nel quartiere d’origine per prendere in mano le redini della cosca. Salvatore Tarantino, secondo il pentito Raffaele Cirella, si era alleato con i Minichini di Barra e stava cercando un accordo con i De Luca Bossa per formare una sorta di direttorio trasversale. Per quell’omicidio Nunzia D’Amico aveva deciso di “sciogliere nell’acido come un brodino” appunto Antonio Nocerino come si evince dalle intercettazioni ambientali in casa della donna boss che sono agli atti dell’ordinanza di custodia cautelare del maxi blitz “Delenda”. Ma Nocerino si salvò perché fu arrestato in un villaggio turistico di Agropoli dove trascorreva la vacanza da latitante.

(nella foto il luogo dove avvenne l’omicidio del boss Salvatore Tarantino e nel riquadro il pentito Gaetano Lauria)

Articolo precedenteControlli d’estate della Guardia di Finanza: sequestrati 13 milioni di prodotti contraffatti. A Napoli addirittura tre fabbriche
Articolo successivoImmigrato ruba trolley a sacerdote alla stazione di Napoli, arrestato