Il pm della Dda di Napoli Maurizio De MarÂco ha chiesto il rinvio a giudizio per il boss Umberto Accurso, il capo dei “Girati” della Vanella-Grassi da alcuni giorni al carcere duro, per l’omicidio dei due fratelli Carlo e Antonio MatuozÂzo, del 20 agosto del 2013. L’udienÂza preli inare si apriraÌ€ il 23 novembre dinanzi al giudice della 37esima se zione penale del Tribunale di Napoli. In questo procedi mento Accurso eÌ€ imputato unico ma il 27 gennaio scorso sei persone sono state condannate per i due omicidi. Nel processo con il rito abbreviato celebrato davanti al giudice per le indagini preliminari Nicola Quatrano del TribuÂnale di Napoli sono stati infatti condannati a 30 anni di carcere Ciro Castiello, Vincenzo De Simone e Fabio Di Natale mentre i tre pentiti AnÂtonio Accurso, fratello di Umberto, e i fratelli AlfreÂdo e Giovanni Leonardi sono stati condannati rispettivamente a 18 anni, 20 anni (ma in continuazione con un’altra sentenza di condanna a 6 anni),e 16 anni infine a Giovanni Leonardi. Sono stati proprio i pentiti a spiegare agli investigatori le fasi dei due omicidi. Il primo a perdere la vita fu Carlo Matuozzo, attirato con l’inÂganno in casa dei Leonardi dove trovoÌ€ ad attenderlo esponenti della Vanella Grassi cheuccisero a coltellate. Il corpo di Matuozzo, ad oggi, non eÌ€ stato trovato. Antonio MaÂtuozzo, invece, fu eliminato poche ore dopo a Secondi gliano: alla sua esecuzione, in strada, volle assistere Antonio Accurso. Ecco cosa ha raccontato il pentito Alfredo leonardi: “Giovanni, mio fratello, era nascosto. Come vide Carlo che gli dava le spalle usciÌ€ fuori ed esplose un colpo con il revolver. Si sente un gran botto ma il proiettile non usciÌ€. TentoÌ€ immediata mente di sparare di nuovo ma la pistola si inceppoÌ€. A questo punto Matuozzo fece un ghigno. E noi gli saltammo addosso. Matuozzo cercoÌ€ di difendersi, lottoÌ€. Ma era uno contro tutti ed ebbe la peggio. Umberto Accurso lo insultava e gli rinfacciava che era un ladro, un infame. Ciro Milone (poi ucciso) prese una sedia di metallo e lo colpiÌ€ alla testa, piegando la sedia. A quel punto Matuozzo cadde e non si muoÂveva piuÌ€, ma lo tenevamo sempre, mio fratello con una presa al collo e gli altri lo tenevamo e gli davamo i calci. Subito dopo prendemmo un coltello dalla cucina con una lama di trenta centimetri. Umberto colpiÌ€ Matuozzo alla schiena. Poi Emanuele Di Gennaro (pure lui morto ammazzato) colpiÌ€ Matuozzo col coltello ma fu Milone a sferrare le coltellate piuÌ€ profonde alla schiena all’altezza dei polÂmoni, facendo entrare tutta la lama. Umberto chiese una pistola per sparargli alla testa ma noi non ne avevaÂmo: sosteneva che Matuozzo stava fingendo come aveva finto Raffaele Stanchi. AlloÂra Di Gennaro squarcioÌ€ la gola di Matuozzo e lo stesso fecero Milone ed Umberto. Il pavimento era sporco di sangue e alcuni schizzi eraÂno anche sulle pareti”.