Sub morti a Palinuro: dai computer la verità sulla tragedia

“In questo momento ogni ipotesi è fuori luogo”, ha spiegato Giancarlo Grippo, il procuratore di Vallo della Lucania  che coordina l’inchiesta sulla tragedia dei tre sub morti nelle grotte di Palinuro. E poi ha aggiunto: “Oltre alle relazioni attendiamo cosa ci diranno i tre computer subacquei degli sfortunati sub. Una sorta di scatola nera che registra i dati delle immersioni e che ci è stata di grande aiuto anche nella tragedia di 4 anni fa. Da lì si può ricostruire con estrema certezza e accuratezza cosa è accaduto in profondità”. Quindi più che bombole, manometri, profondimetri, orologi o in che posizione siano stati trovati i corpi saranno questi tre computerini a tracciare la strada per i magistrati. Strumenti che segnano, come una accuratissima scala di valori, il tempo ed il consumo di ossigeno ad ogni linea batimetrica di profondità per ogni sub. Tutto già a disposizione dell’autorità giudiziaria, ovviamente, che ora ne disporrà la perizia. E si potrà capire cosa sia successo in quel cunicolo che da 26 sprofonda a scaloni sino a 55 metri. Stamane intanto sono riprese le ricerche del terzo corpo, quello del milanese Silvio Anzola dopo il recupero effettuato ieri dei corpi di Mauro Cammardella e Mauro Tancredi. L’inchiesta dovrà chiarire cosa è accaduto venerdì nella grotta della Scaletta a Palinuro. Come riporta l’edizione di Salerno de Il Mattino: Un malore? Un guasto tecnico o l’imperizia del manager milanese di in infilarsi in un passaggio pericoloso che ha spinto i due Mauro a salvarlo? L’unica cosa certa, a giudicare anche da come sono stati ritrovati i primi due cadaveri, è che non era un passaggio concordato o che comunque il manager milanese non era considerato inesperto. La prassi e le regole, infatti, prevedono che in discese o passaggi particolarmente a rischio il meno esperto sia sistemato in mezzo a chi ha più esperienza (ed in mezzo c’era Tancredi). E poi i tempi. Il gestore del diving, Mauro Cammardella, era sceso con una sola bombola in dotazione mentre Mauro Tancredi con due (il cosiddetto «bibo»). Il segno, quindi, di come non era prevista un’immersione lunga o altrimenti (perché comunque Tancredi era solito, raccontano gli amici, uscire con due bombole) anche Cammardella avrebbe previsto una maggiore dotazione d’ossigeno. Comunque pochissima se parliamo, perchè lì sotto e in situazioni di pericolo il consumo d’aria si triplica e consente una permanenza che oscilla tra i 18 per chi ha una bombola e 35 minuti per chi ne ha due. Calcolando sempre che le riserve dei sub erano al massimo. Poi la morte per asfissia.

 


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