Torre Annunziata: giudizio immediato per Ciro Nappo “cap e’ auciello”, reggente del clan Gionta

L’ultimo dei reggenti in ordine di tempo del clan Gionta di Torre Annunziata sarà processato con il giudizio immediato. Il pm della Dda di Napoli, Sergio Ferrigno ha ottenuto la celebrazione del processo per Ciro Nappo “cap e’ auciello” arrestato il 26 maggio scorso in un casolare di Trecase insieme con il suo vivandiere Vincenzo Ametrano di 38 anni, anche lui a processo. Nappo era latitante da maggio 2015 e dovrà scontare una condanna di 4 anni e 5 mesi di reclusione, residuo pena, per associazione di tipo mafioso. E’ inoltre destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare per inosservanza degli obblighi di sorveglianza speciale e per lui era la seconda latitanza. Il latitante, considerato il reggente del clan camorristico Gionta, aveva in casa una pistola, custodita in un marsupio, un fucile e due parrucche; aveva inoltre a disposizione uno scooter. Già il 1 ottobre 2009 venne arrestato dai carabinieri che lo trovarono all’interno di un bunker ricavato nella cucina di un’abitazione nel quadrilatero delle carceri. Dopo un periodo di detenzione tornò in libertà e si diede di nuovo alla fuga forte della sua capacità in fatto di latitanze. Nappo è uno storico rappresentante del clan Gionta di Torre Annunziata.
Nel 93′ sponsorizzò, con Salvatore Palumbo, l’ingresso di Aniello Nasto nel clan dei “valentini”. A riverarlo è stato proprio il collaboratore di giustizia in uno dei numerosi interrogatori resi alla Dda, ricordandolo come un “esponente di spicco”. In particolare Nappo viene considerato dagli inquirenti, su conferma del pentito, uno dei killer del clan di Palazzo Fienga. Secondo Nasto, avrebbe commesso l’omicidio di Eliodoro Amo, alias il “puffo”, vicino al clan Limelli, il 20 luglio 1992. “L’omicidio venne eseguito da Nappo e Salvatore Palumbo, che utilizzarono una motocicletta XT600 rubata. A guidare la motocicletta fu Palumbo mentre Nappo sparò alla vittima con una 9×21”. Per questo delitto Nappo è stato processato e assolto dalla Corte d’Appello d’Assise di Napoli con una sentenza del 12 dicembre 2006, prima dell’inizio della collaborazione di Nasto. Il collaboratore lo ritiene già appartenente al gruppo di fuoco, nonostante la giovane età, della prima generazione del clan obbedendo agli ordini di Valentino Gionta e Ciro Paduano.


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