Si e’ chiusa oggi l’inchiesta sulle violenze che sarebbero avvenute nel carcere di Poggioreale – e in particolare nella cosiddetta “cella zero” – tra il 2012 e il 2014. A denunciarle furono alcuni detenuti che, direttamente, avrebbero subito tali violenze per le quali oggi 23 persone (22 agenti di polizia penitenziaria e un medico) risultano indagate. La cella zero sarebbe una stanza vuota, senza videosorveglianza, sporca di sangue sulle pareti. I reati ipotizzati a vario titolo dalla Procura di Napoli – che segue l’inchiesta – vanno dal sequestro di persona, all’abuso di autorita’, maltrattamenti, lesioni, violenza privata. “Ogni tentativo di fare chiarezza e’ sempre importante, soprattutto nei casi di violenze che avvengono quando un cittadino e’ sottoposto all’affidamento dello Stato” dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, l’Osservatorio sulle condizione dei detenuti. “Quello che ci auguriamo e’ che si arrivi presto ad appurare eventuali responsabilita’ senza che, nel caso di colpevolezza degli indagati, intervenga la prescrizione come gia’ avvenuto in altri casi simili”. “In episodi come quelli denunciati nel carcere di Poggioreale, infatti, il rischio di prescrizione, proprio nei casi di colpevolezza, e’ sempre molto alto poiche’ spesso le denunce avvengono molto tempo dopo i fatti, anche per paura di eventuali ritorsioni finche’ si e’ sottoposti a custodia” prosegue Gonnella che sottolinea come, dai primi casi che emergerebbero da queste denunce, sarebbero gia’ passati 4 anni. “Purtroppo, se i fatti denunciati corrispondessero a realta’, dovremo constatare ancora una volta come in Italia manchi il reato di tortura poiche’, soprattutto le violenze che sarebbero avvenute nella cella zero, questo sono”. “Reato di tortura – sottolinea ancora il presidente di Antigone – che eviterebbe anche il rischio della prescrizione e quindi dell’impunita'”. “Per tale ragione – conclude Gonnella – chiediamo che non si perda ulteriormente tempo e a settembre il Parlamento ricalendarizzi la discussione e approvi la migliore legge possibile”. Un ulteriore elemento riguarda la questione dell’isolamento. “Benche’ la cella zero, se fosse riconosciute le accuse, rappresenterebbe un luogo che va al di la’ di ogni regolamento – sottolinea ancora Gonnella – l’isolamento e’ un particolare regime dove, piu’ facilmente, possono avvenire violenze. Rappresenta inoltre una soluzione particolarmente afflittiva che spesso porta i detenuti ad atti di autolesionismo e a suicidi”. “Per questa ragione – conclude Gonnella – abbiamo da poco presentato una proposta di legge, invitando i parlamentari della Commissione Giustizia di Camera e Senato di farla loro, per una riforma profonda di questo regime”. La proposta di legge di riforma dell’isolamento e alcuni degli episodi avvenuti in questi reparti nel corso degli anni.