Tre persone in carcere, quattro ai domiciliari, due divieti di dimora nelle province di Napoli e Caserta, e un indagato eccellente, un generale della Guardia di finanza che si sospetta aver rivelato informazioni coperte da segreto istruttorio. Le nove misure cautelari sono state emesse dal gip del tribunale di Napoli nell’ambito di una inchiesta su un imprenditore legato al clan Polverino che per conto della cosca avrebbe riciclato decine di milioni di euro. I reati contestati vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso al reimpiego e intestazione fittizia di quote societarie con l’aggravante mafiosa. Operazioni finanziarie e immobiliari, quelle di Carlo Simeoli, 52 anni, genero di Angelo Simeoli detto o’ bastone, per i pm partenopei fatte per procurare vantaggio alla cosca tra le piu’ potenti economicamente e militarmente del Napoletano. Simeoli, ora in carcere, aveva una fitta rete di relazioni personali e affaristiche con professionisti napoletani, pure destinatari delle misure restrittive, quali i commercialisti Giovanni, Andrea e Luca De Vita, e con l’imprenditore del settore ristorazione Roberto Imperatrice
Le indagini hanno accertato che professionisti e imprenditori coinvolti – spiega la nota della procura partenopea – pur conoscendo perfettamente i gravi trascorsi giudiziari della famiglia Simeoli, prestanome di un clan camorristico, abbiano comunque agevolato, attraverso mirate imposizioni societarie e complesse operazioni di riciclaggio, la realizzazione di una serie di investimenti immobiliari gestiti da diverse società direttamente e/o indirettamente riconducibili a Carlo Simeoli. Nello specifico gli indagati hanno svolto “una serie di operazioni di intestazione di fittizia, aventi ad oggetto quote societarie, dissimulando gli effettivi rapporti d’interesse tra i soci di fatto al fine specifico di sviare il corso dei procedimenti penali relativi alle operazioni societarie del gruppo Simeoli”. Operazioni che, grazie alle intercettazioni ambientali, sono state registrate in diretta mentre venivano orchestrate dai professionisti del gruppo. Le società oggetto delle investigazioni sono la Holding Project srl, l’Immobiliare Belvedere Spa, la GeKo costruzioni srl, la Gsi srl, la Rossotramonto srl, la Duel Village Cs srl. Tra le iniziative finalizzate al riciclaggio gli inquirenti ritengono di particolare rilievo quella della costruzione di un centro sportivo, con annessi 120 box auto, per un valore complessivo di 100 milioni di euro nel quartiere partenopeo del Vomero, costruzione bloccata per violazione delle norme urbanistiche, e quella di un centro commerciale di grandi dimensioni a Zumpano, in provicnia di Cosenza, con annesso cinema multisala.