Colpo di scena ieri al processo contro Giuseppe Lima accusato di occultamento di cadavere e falsa testimonianza nell’omicidio di Patrizia Attruia,la 48enne originaria di Scafati avvenuto nel marzo del 2015 a Ravello. Per il giudice delle indagini preliminari Sergio De Luca non fu solo Vincenza Dipino a uccidere la donna: a quell’omicidio partecipò anche il compagno della vittima, Giuseppe Lima, appunto. La clamorosa svolta è arrivata ieri nel processo con rito abbreviato che si sta celebrando davanti al Tribunale di Salerno. Secondo il gip, che ha restituito gli atti al pm perché formuli un nuovo capo d’imputazione, “il fatto è diverso da come contestato” scrive nell’ordinanza, sviscerando gli elementi investigativi che concorrono ad accusare Lima di concorso in omicidio. Innanzitutto i filmati delle telecamere che testimoniano la sua presenza in casa al momento del delitto, le percosse ricevute dalla Attruia prima di essere stordita con gli ansiolitici e soffocata, la forza necessaria per sollevare il corpo e metterlo nella cassapanca dove è poi stato ritrovato. “Può escludersi con ragionevole certezza – scrive il giudice – che l’azione possa essere stata portata a compimento dalla sola Dipino, senza che il Lima si accorgesse di quanto stava accadendo”. L’omicidio sarebbe avvenuto per gelosia, nell’abitazione in cui Dipino ospitava la coppia. Si sarebbe invaghita di Lima, forse ricambiata, e l’ennesimo litigio sarebbe sfociato nell’omicidio. La donna è già stata rinviata a giudizio e la prima udienza si terrà agli inizi di ottobre. Padre e sorella della vittima si sono costituiti parte civile tramite l’avvocato Carlo De Martino.