Donna morta all’ospedale di Caserta: sequestrate le cartelle cliniche. C’è l’inchiesta

Caserta. Una morte senza un perchè, la disperazione e la denuncia dei familiari e il sequestro della cartella clinica. Non si rassegnano i parenti di Paola Nevola, la 62enne di San Nicola la Strada che hanno presentato una dettagliata denuncia alla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Vogliono verità e giustizia e ricostruiscono con dolore gli ultimi giorni di vita della donna. Paola Avola, dipendente del centro collerciale Apollo, è morta mercoledì all’all’alba all’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, in attesa che le venisse fatta una tac con contrasto che per due giorni non è stato possibile effettuare negli ospedali della zona, nonostante fosse urgente. La donna lamentava forti dolori alla gola, sul lato sinistro del collo aveva un bozzo e non riusciva a deglutire, è l’inizio di un calvario durato due giorni e ricostruito dagli avvocati Rosario Piombino e Giusy Renghina. Viene portata all’ospedale civile di Caserta, ma non c’era posto e trattata in codice bianco viene dimessa e invitata a tornare il giorno dopo. La mattina seguente stesso tragitto, pronto soccorso, codice bianco. Viene visitata da un otorino che le prescrive una tac con contrasto da eseguire con la massima urgenza, inoltre c’è bisogno di una visita di un infettivologo. Ma all’ospedale di Caserta non c’è posto e dunque iniziano i contatti per un ricovero in altra struttura. Tutto pieno anche al Cardarelli e Paola Avola rimane al pronto soccorso di Caserta per una notte intera. I sei settembre si libera un posto nel reparto di otorinolaringoiatria e la 62enne viene trasferita. Esami del sangue, tre laringoscopie e ancora una volta l’urgenza di una tac prenotata per il giorno 8. Ma le condizioni della signora peggiorano. Nonostante l’insistenza dei familiari l’esame si farà nel pomeriggio di giovedì. Un esame al quale la donna non è mai arrivata. Mercoledì all’alba una telefonata allerta i familiari. Quando i figli arrivano in ospedale Paola Avola è già morta. Il sostituto procuratore Mariangela Condello apre un’inchiesta. Sul referto che indica le cause della morte c’è scritto “tumefazione lacero cervicale sinistra”. Una causa che non spiega il decesso. “Le ultime ore della mia mamma ce le hanno raccontate gli infermieri: era febbricitante, tremava, ma non c’era il medico in reparto”: racconta la figlia di Paola. “Nonostante sia l’otorino che l’infettivologo avessero definito la situazione molto preoccupante e trascrivessero l’urgenza della tac, mia madre è stata prima mandata a casa, poi tenuta per una notte al Pronto soccorso poi, infine, lasciata morire. Alle 21 del giorno 6 l’abbiamo lasciata in ospedale ma sembrava stare meglio. Alle 4 ci hanno avvisato della situazione”. Poi la donna precisa: “Ci hanno detto che mia madre ha iniziato ad avere forti dolori addominali, diarrea e vomito e di avere interloquito telefonicamente con un medico che non sappiamo se fosse presente in ospedale o altrove”. Ora al dolore si aggiunge la voglia di verità: “Vogliamo sapere come è morta mia madre. Capire se nonostante due medici abbiano verbalizzato che si trattava di una situazione preoccupante sulla quale intervenire con la massima urgenza, qualcuno sia stato negligente, abbia ignorato le indicazioni e l’abbia lasciata morire, forse per una tac negata”.

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