L’operazione ‘Pigna d’oro’ è una costola di altre due indagini antidroga portate a termine fra il 2015 e il 2016: quella gravitante intorno alla figura del calabrese Francesco Ventrici, ritenuto uno dei massimi importatori in Europa di cocaina dal Sud America, e un’altra che la scorsa primavera portò al sequestro di un consistente quantitativo di droghe sintetiche dirette alla piazza di Bologna. Delle 12 ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Bologna su richiesta dei Pm Stefano Orsi e Roberto Ceroni, 11 sono state eseguite, mentre una persona è tuttora ricercata. Gli arrestati, che a vario titolo rispondono di spaccio continuato di stupefacenti e spendita di banconote false, sono: Federico Pignatelli, 41enne tarantino; Roberto Giovannini, 51 di Imola; Rosario Guastalegname, 49 di Vibo Valentia; Davide Giuseppe Diforti, 44 di Torino; Stefano Emolo, 33 di Napoli; Eugenio Nocito, 32 di Napoli; Raffaele Scarpiello, 31 di Foggia; Flavio Scognamiglio, 45 di Foggia; Luciano Severgnini, 57 di Bergamo; Pascquale Fortunato Morgante, 46 di Reggio Calabria (agli arresti domiciliari); Lorenzo Felice, 49 di Taranto (obbligo di dimora). Secondo gli investigatori, il gruppo riforniva di cocaina e hascisc una clientela di livello medio-alto, composta in gran parte da professionisti: fra gli indagati a piede libero ci sono anche un avvocato civilista che fa anche il mediatore sportivo e un assicuratore. Un altro avvocato del Foro di Bologna, il 49enne foggiano Raffaele Urbano, fu arrestato nel maggio 2015 per possesso di banconote false nell’ambito di un’indagine parallela a questa. L’uomo fu bloccato, insieme a Scognamiglio, mentre rientrava a Bologna da Napoli con 24.000 euro falsi dentro una valigetta. Nell’inchiesta è emerso che lo smercio di soldi falsi era un’attività che alcuni degli indagati avevano avviato accanto a quella dello spaccio: le banconote da 50 euro fasulle sarebbe state ‘comprate’ nel Napoletano al costo di 4 euro e mezzo l’una.