Ecco come Scognamiglio e famiglia gestivano la piazza di spaccio a Barra. Le intercettazioni, i 15 indagati. LA FOTOGALLERY

Tutto in famiglia. Antonio Scognamiglio, nella gestione della sua piazza in “franchising”, non aveva lasciato nulla al caso. Del resto sapeva di poter contare sull’affidabilità e la protezione del focolare domestico. Il padre Paolo, durante la momentanea assenza del figlio e su richiesta di quest’ultimo, si occu-
pava della riscossione del denaro versato dal consumatore di turno. Più articolato, invece, il ruolo della madre, Carmela Cureti. A lei, in occasione delle per- quisizioni domicialiari effettuate dalle forze dell’ordine spettava infatti l’onere di far sparire gli strumenti per la pesatura e il confezionamento della droga. In caso di “estremo pericolo doveva doveva disfarsi anche della “roba”.  Come riporta Il Roma, isomma, non doveva lasciare traccia.
Emblematica l’intercettazione telefonica del 16 settembre 2014. Antonio Scognamiglio, accortosi della presenza degli agenti nei pressi della sua abitazione, de- cide di chiamare la madre Carmela.

A.S.: «Vedi che stanno bussando le guardie».
C.C.: «Da noi?».
A.S.: «Eh, non lo so. Hanno bussato, vedi. Ci sta il bilancino dentro, lo… come si chiama, dentro la scatola. Mettilo dentro le mutande e basta. Poi non ci sta nulla. Ciao».

Dopo avere “lavorato” per la camorra aveva messo in piedi un’attività di spaccio in casa, con il consenso del clan Cuccaro, che però si faceva consegnare il pizzo, 200 euro a settimana.E così Antonio Scognamiglio, 37 anni, pregiudicato per ridurre i costi del personale aveva affidato alla famiglia tutto il resto della catena di montaggio dello spaccio: cocaina e marijuana venivano consegnate calando il tipico “paniere” dal balcone. Il padre di Scognamiglio riscuoteva il denaro e la mamma nascondeva droga e attrezzature quando arrivavano le forze dell’ordine. Scognamiglio era anche attrezzato per scoraggiare eventuali concorrenti: nell’abitazione, nascoste nel vano di una parete appositamente ricavato, i militari hanno scoperto due pistole.La piazza di Antonio Scognamiglio generava introiti tutt’altro che trascurabili. I vertici dei Cuccaro questo lo sapevano bene e, di conseguenza, non ammettevano alcun ritardo sul pagamento della concessione. Pena il versamento di un’ulteriore balzello. Per poi, in caso di riscontro negativo, passare alle vie di fatto. E così “’o parrocchiano”, pur operando nell’orbita del clan, ne diventava a sua volta vittima. Un paradosso che anche il gip De Falco Giannone mette nero su bianco nell’ordinanza firmata ieri: “Né a diverse conlcusioni si può pervenire, come pare aver fatto la Procura, distinguendo tra il canone regolar- mente corrisposto di 200 euro settimanali e il sovrapprezzo di 170 euro, dovuto come penale e imposto dal clan avvalendosi della propria forza intimidatoria”.Scognamiglio aveva il fiato dei Cuccaro sul collo e il 23 ottobre 2014, nel corso di una delle tante telefonate finite poi agli atti, racconta le sue preoccupazioni a una donna.

A.S.: «Sto dentro a un guaio».
D: «Che è?».
A.S.: «Devo portare 500 euro per stasera». D.: «A chi?».
A.S.: «A questi qua».
D.: «E perché?».
A.S.: «Perché altrimenti mi fanno male. Mo mi stavo quasi chiavando a mazzate».
D: «Ma dove li vai a prendere (i 500 euro, ndr) per darglieli?».
A.S.: «Non lo so… come si agisce, boh. Me ne vado, che devo fare…».

La situazione degenera, il fronte del malcontento cresce. Da agosto il fratello Gennaro è costretto a dormire a casa di lui su un materasso a terra, perché, per i contrasti nati con i Cuccaro in seguito a una rapina, ha esploso diversi colpi di pistola in via Mastelloni. Nel mirino era finito in quell’occasione nientemeno che Palazzo Marigliana, la raccaforte della cosca egemone a Barra. Un guaio che “’o parrocchiano” non digerisce e che non manca di rinfacciare al fratello.

G.S.: «Poi ti faccio vedere».
A.S.: «Vedi di toglierti davanti, i problemi tuoi piangiteli tu, io già ne ho tanti».
Quell’atto di ribellione finì per mandare in frantumi gli ultimi affari degli Scognamiglio.

TUTTE LE PERSONE COINVOLTE

IN CARCERE

SCOGNAMIGLIO ANTONIO NAPOLI 20/11/1978

SCOGNAMIGLIO GENNARO NAPOLI 23/05/1984

MINICHINI VICENZO NAPOLI 18/07/1985

CAMPAGNA SALVATORE NAPOLI 22/11/1971

GIANNIELLO MASSIMO NAPOLI 18/12/1974

SALZANO VINCENZO NAPOLI 05/03/1969

MADDALUNO GAETANO NAPOLI 21/05/1993

ARRESTI DOMICILIARI

LARICCHIO CIRO NAPOLI 03/04/1982

A PIEDE LIBERO

SCOGNAMIGLIO PAOLO PORTICI 16/01/1956

TROISE PASQUALE NAPOLI 03/08/1982

CURETTI CARMELA NAPOLI 13/05/1957

MINICHINI LUIGI NAPOL 23/10/1979

ANDOLFI ANDREA NAPOLI 15/05/1979

BUSIELLO SALVATORE NAPOLI 10/12/1984

TURRI ANTONIO NAPOLI 05/06/1988


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