Estorsioni al Vomero: chiesti oltre 50 anni di carcere per il boss Cimmino e i suoi affiliati.TUTTE LE FOTO

“Con le condanne degli imputati si spera di ridare il Vomero, bellissima zona di Napoli, ai napoletani”. Ha usato la mano pesante il pm della Dda di Napoli, Enrica Parascandolo nel formulare le richieste di condanne per  il boss del Vomero Luigi Cimmino e il suo gruppo. Per Cimmino la richiesta di condanna è a 18 anni di carcere e per questo che nella prossima udienza ha chiesto e ottenuto di fare dichiarazioni spontanee. Vuole difendersi dalle accuse che gli sono state mosse di estorsione e minacce oltre che di associazione camorristiche. Secondo il pm della Dda di Napoli, Enrica Parascandolo, il gruppo di Cimmino era un vero e proprio clan e teneva sotto scacco commercianti e imprenditori del Vomero, Arenella e Capodimonte. Richieste pesanti quelle della Dda se si pensa che il processo si sta svolgendo con il rito abbreviato. Il boss di recente è stato condannato al carcere duro p nel penitenziario di Opera a Torino dove si trova rinchiuso dal marzo scorso in seguito al suo arrestato a Chioggia dove si era rifugiato dopo alcuni mesi di latitanza. Il pm ha usato la mano pesante anche per gli altri quattro affiliati finiti sotto processo: dieci anni di reclusione per Luigi Festa e Pellegrino Ferrante, nove anni per Raffaele Montalbano e otto anni per Pasquale Palma, genero di Cimmino. Sono tutti accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso e due tentate estorsioni. Una in danno di un’impresa che stava realizzando i lavori di ampliamento dello svincolo della Tangenziale “Zona ospedaliera” e l’altra nei confronti di una ditta che stava realizzando i lavori di ristrutturazione dell’ospedale Cotugno.Agli atti dell’inchiesta c’è la denuncia del titolare della ditta e una ripresa audio-video relativa a un incontro tra Pasquale Palma e alcuni  affiliati legati al clan Polverino di Marano nel garage dell’ospedale Santobono in cui i “maranesi” chiesero conto perché la cosca del Vomero chiedeva tangenti a una ditta che loro conoscevano.  sono state poi le dichiarazioni dei pentiti a far chiudere il cerchio attorno al gruppo Cimmino. Negli ultimi mesi poi ci sono state le dichiarazioni del pentito Mario Lo Russo dei “capitoni” di Miano che ha spiegato alla Dda come i clan napoletani, con la supervisione di Cimmino , si erano divisi gli appalti di pulizie e forniture in tutti gli ospedali napoletani.

 


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