“Sono distrutta”, sono queste le uniche parole che è risucita a dire Maria Teresa Giglio, la mamma di Tiziana , la 31enne di Casalanuovo che si è suicidata ieri pomeriggio in casa di alcuni parenti a Mugnano per la vergogna provata per la diffusione su internet di un video hard con il suo ex fidanzato. “Se avete un po’ di umanità lasciateci in pace, non fate come internet” chiede invece una zia di Tiziana Cantone. Il calvario della donna che l’aha spinta all’estremo e disperato gesto si è consumato tutto sul web: insultata e perseguitata in ogni angolo della sua vita, del lavoro e della coscienza. Il web, prima esaltato come simbolo di nuova libertà, è finito per diventare strumento di schiavitù. Ecco che cosa aveva scritto un sito di gossip: “È diventata una celebrità dopo il famoso video degli amanti napoletani… Non si sa precisamente che fine abbia fatto, se sia realmente fuggita in Germania oppure se stia pianificando il suo lancio nel mondo a luci rosse e se questa sia appunto solo una trovata pubblicitaria. Che fine ha fatto il fidanzato cornuto…”.E ora i suoi amici e i suoi familiari piagono e implorano pietà e clemenza per quella vita spezzata e difficile come quella di Tiziana: non aveva avuto un papà vicino a crescerla, guidarla e coccolarla. La mamma, dipendente del Comune di Casalnuovo, piegata dalla vergogna era stata costretta a presentare certificati medici per paura di essere presa di mira sul luogo di lavoro. E lei, Tiziana, decisa a cambiare anche identità, una violenza contro se stessa, dopo i milioni di visualizzazioni. L’oblio dopo la gogna. Il Tribunale era pronto ad autorizzarla, lei aveva vinto la battaglia legale: “Cambio nome per liberarmi dal web”. La Giustizia avrebbe voluto salvarla, ordinando la cancellazione del video dalla rete. Aveva vinto questa causa contro i suoi aguzzini. Ma probabilmente già da tempo aveva preso coscienza che il web nulla cancella, nulla dimentica. Suo malgrado era “diventata famosa”, come hanno scritto anche ieri sera i siti web e i social che non le stanno risparmiando nulla, neppure da morta: si è infatti scatenata la caccia a immagini e video incriminati. Siti e social che ieri sera si sono allo stesso modo scatenati, quasi incitando vendetta contro chi è stato all’origine di questo scempio di corpo e mente. “Dove sta quel…”. E in rete nessuno trova più pace.
Cinque giorni fa, il giudice del tribunale di Aversa, Monica Marrazzo, ha riconosciuto in questa brutta vicenda la lesione del diritto alla privacy di Tiziana Cantone, contestando ai vari social forum di non aver rimosso all’istante i video lesivi della sua reputazione. Il suo legale ha citato in giudizio non solo chi ha postato i video, sui quali ora sono in corso le indagini preliminari ma anche lo stesso Facebook Ireland, Yahoo Italia, Google e Youtube, sostenendo che fosse applicato il diritto all’oblio. Aveva ottenuto il provvedimento d’urgenza che comporta in caso di inadempienza una multa fino a 10mila euro al giorno per i motori di ricerca e Facebook Ireland.
Ora la vicenda ha preso un’altra piega. «Abbiamo aperto un fascicolo per induzione al suicidio» è stato il lapidario commento di Francesco Greco, procuratore capo della Procura di Napoli Nord, che auspica anche un rapido intervento del legislatore per mettere ordine sui casi di bullismo, stalking e violazione della privacy commessi in rete. Senza più una vita privata, che nemmeno il cambio del cognome le aveva ridato, senza più un lavoro, senza avere un briciolo di pace, costretta a vivere e a fare i conti ogni giorno con gli sguardi allusivi e il nome che da un anno passava di bocca in bocca in questo paese piccolo piccolo, quale è Mugnano, che mai si è scandalizzato per il giogo della camorra. La povera Tiziana quando ha realizzato di essere impotente di fronte a quel mostro anonimo che è il web, ha deciso di farla finita. (fonte il mattino)