Sarebbe stato Pietro Esposito a guidare, in quanto capoclan, la “stesa” in piazza San Vincenzo alla Sanità nel settembre del 2015 in cui morì Gennaro Cesarano detto “Genny”, giovanissimo studente vittima innocente di camorra. Parola di Carlo Lo Russo, che ne ha fatto un breve cenno in uno dei primi interrogatori cui è stato sottoposto da collaboratore di giustizia. Ad un anno esatto dall’omicidio e a una settimana dalla manifestazione ricordo in cui è stata scoperta la statua di Genny proprio nel luogo in cui avvenne l’omicidio, arriva la clamorosa svolta nell’inchiesta. Non c’è ancora niente di ufficiale, ma le parole di Carlo Lo Russo, contenute nell’ordinanza di custodia cautelare che due giorni fa ha colpito gli assassini del ras Pierino Esposito, non lasciano dubbi. Gli investigatori stanno cercando di capire da quale arma sono partiti i proiettili che uccisero il povero Genny. Queste le parole di Carlo Lo Russo con le quali ha spiegato agli investigatori alcune delle motivazioni che lo spinesro a decretare la condanna a morte del ras dei “Barbudos” : “Era da tempo che cercavamo di uccidere Pierino e avevamo anche fatto deli appostamenti, ma inutilmente. Si consideri che lui, oltre a fare la “stesa” a settembre nella notte in cui è morto Cesarano, in precedenza, quando io ero ancora detenuto, aveva sparato alle finestre di Giulio De Angioletti”. Un altro affronto per Carlo Lo Russo, considerato che De Angioletti, l’uomo dei rapporti con il mondo ospedaliero di Napoli ecoinvolto nell’inchiesta Kuadra, era uno dei suoi luogotenenti più fidati.