Gli investigatori sono convinti che per spiegare l’attacco frontale contro i Vastarella della Sanità con l’agguato che due giorni fa a ridotto Vittorio Vastarello a un paziente “clinicamente morto” si deve partire dal tre agosto scorso con l’agguato al Cavone che costò la vita al boss emergente Salvatore Esposito, e Ciro Marfé, a sua volta ritenuto legato al clan Sequino del rione Sanità e il ferimento di Pasquale Amodio un esponente dei Contini. Si stavano dividendo Napoli volevano creare un supercartello nello spaccio di droga, dalla Sanità al Cavone, da piazza Dante al Borgo di Sant’Antonio. Un piano saltato con l’agguato di inizio agosto, preparato grazie alla soffiata di qualcuno molto vicino alle vittime: qualcuno per anni legato ai Sequino (che hanno subìto uno dei due morti del Cavone), che due giorni fa si sono attrezzati con la risposta agli ex alleati dei Vastarella. Si parte da questa base investigativa per cercare di capire cosa si è mosso e cosa si sta muovendo nel popoloso quartiere caro a Totò e diventato da mesi crocevia del traffico di droga e delle nuove alleanze di camorra partendo da Secondigliano per finire al Vasto-Arenaccia attraversando tutto il centro storico di Napoli. Una sorta di corridoio naturale – da nord a sud – che è il rione Sanità, uno spartiacque che separa la zona collinare di Miano e di Capodimonte (quindi di Secondigliano e Scampia) con il ventre cittadino dove bisogna organizzare i canali dello spaccio, dove il volume di affari del traffico di droga è in crescita, e quindi impone alle cosche di organizzare la propria manovalanza, il proprio esercito di pusher. E per questo che le famiglie federate del centro storico e legate ai potenti Contini del Vasto-Arenaccia e ai Licciardi della Masseria Cardone di Secondigliano avevano deciso di riorganizzarsi con il summit del Cavone.
Indagini sulla famiglia Sequino, in uno scacchiere criminale dove il potere si misura soprattutto sul controllo delle piazze di spaccio e che va al di là delle storiche allenze e dei legami familiari. Perchè i Sequino al centro delle indagini? La storica famiglia malavitosa, come hanno raccontato i pentiti e come è venuto fuori da numerose indagini si sono alleate con i Mauro e avrebbero tutto l’interesse a scalzare i Vastarella dal controllo dei traffici illeciti nel centro di Napoli. Tra l’altro i Sequino avrebbero anche un altro motivo di vendetta nei confronti dei Vastarella per un legame di parentela con i “Barbudos” Esposito-Spina-Genidoni cacciati dal quartiere con due morti proprio dal clan di Patrizio Vastarella. La nonna di Antonio Genidoni è la sorella della mamma dei fratelli Sequino. Antonio Genidoni va ricordato è il figlio di Addolorata Spina, moglie del Pierino Esposito (ucciso alla Sanità nel novembre del 2015) e mamma di Ciro Esposito (ucciso anch’egli alla Sanità nel gennaio del 2015). Genidoni è in carcare con la mamma, la moglie e il cugino Emanuele Esposito perché ritenuto mandanti ed esecutore materiale (Esposito) della strage delle Fontanelle in cui furono uccisi Giuseppe Vastarello, fratello di Vittorio, e il cognato Salvatore Vigna e feriti altri tre del clan. Agguato vendicato subito dopo con l’uccisione a Marano del padre e del fratello di Emanuele Esposito e poi qualche mese dopo di Raffaele “Ultimo” Cepparulo ucciso a Ponticelli insieme con una vittima innocente.L’ attacco frontale ai Vastarella, che possono contare su soggetti di vertice in piena libertà di movimento, sarebbe spiegato quindi dal fatto che i Sequino li riterrebbero responsabili di aver dato quanto meno il via libera all’agguato del Cavone.