Napoli, la camorra dell’area Nord: tutti alla conquista delle “piazze” dei Lo Russo. LO SCENARIO

Che succede nel panorama criminale dell’area a Nord di Napoli? I Di Lauro, i Lo Russo, quelli della Vanella Grassi, i Licciardi, gli Abete-Abbinante, i Notturno: negli ultimi tempi c’è un unico palcoscenico con troppi attori che vorrebbero avere il ruolo di protagonista, parecchi i comprimari che restano alla finestra in attesa di farsi avanti. E tutto il sottobosco di piccoli pusher, di fornitori e di corrieri, di non affiliati che gravitano nell’orbita dei clan senza farne parte ma che lavorano nell’indotto degli stupefacenti. La droga nell’area nord di Napoli, dopo il tramonto dell’età d’oro di “Ciruzzo il Milionario”, continua a scorrere. I tempi delle piazze di spaccio con controllo centralizzato, quelle da mezzo milione di euro al giorno, sono un ricordo lontano così come le lunghe file di acquirenti in quello che era il più grande supermercato della droga a cielo aperto, ma il narcotraffico, tra i vialoni e i palazzi popolari, non si è mai del tutto estinto. Lo testimoniano le inchieste e gli arresti, i pusher finiti dietro le sbarre, i grossi carichi sequestrati e i depositi come quello che i carabinieri hanno scoperto al confine tra Melito e Scampia, nel garage di un cinquantunenne che riforniva diverse piazze di spaccio dell’area nord. L’affare resta lo stesso, quello che cambia è il modo. Con tutto quello che ne consegue: ambizioni, frizioni, scontri a viso aperto con i quartieri che diventano campo di battaglia. Il Mattino ricorda che la situazione è costantemente monitorata dalle forze dell’ordine, che dal controllo del territorio ricostruiscono organici, alleanze, persino strategie.

Gli Abete-Abbinante continuano a gestire lo spaccio ma in un’area limitata, all’interno del loro feudo del Rione Monterosa. Lontano dai giochi anche gli uomini dei Di Lauro, clan che secondo gli investigatori si sarebbe negli ultimi anni ricompattato ma che non avrebbe, almeno per il momento, intenzione di rientrare come personaggio di primo piano nell’affare della droga. I settori in cui il gruppo cerca di investire sono altri, tra cui quello del riciclaggio e della piccola imprenditoria. La possibilità di guadagno è alta, i rischi sono molto più bassi rispetto a quelli connessi al narcotraffico, tra arresti e scontri coi clan rivali. Quelli della Vanella Grassi, che in passato si erano di nuovo girati ritornando vicino ai Di Lauro, continuano a gestire una fetta del narcotraffico ma la raffica di arresti ha assestato un duro colpo al clan, che attualmente viene considerato minato nelle fondamenta.

I Notturno hanno il controllo di alcune piazze di spaccio nei lotti di Scampia e, soprattutto, comprerebbero la droga dagli Scissionisti che invece hanno le proprie basi appena oltre i confini napoletani: potrebbero rappresentare il tramite grazie a cui gli Amato-Pagano, che con i quartieri dell’area nord non hanno mai del tutto tagliato i ponti, potrebbero ritentare di insediarsi tra Secondigliano e Scampia riconquistando alcune piazze di spaccio. Il clan Lo Russo, dopo l’arresto di tutti i vertici e il pentimento dei boss storici ultimo dei quali Carlo Lo Russo, è secondo gli inquirenti allo sbando. Un vasto impero criminale, ma pochissimi soldati per difenderlo. Unica cosca ancora in forze e ben salda all’interno del proprio feudo sarebbe quella dei Licciardi, che grazie all’alleanza con i Contini del Vasto e i Mallardo di Giugliano ha superato quasi indenne gli scossoni che hanno colpito la camorra in termini di lotte tra gruppi ed è riuscita a correre ai ripari quando le forze dell’ordine hanno inferto i colpi più significativi.

La «buona salute» del clan e la disorganizzazione dei rivali potrebbero essere gli ingredienti di un cocktail esplosivo che potrebbe portare a galla vecchie mire espansionistiche. Sia in prima persona sia come «patrocinio». E qui la strategia potrebbe comprendere nuovamente i Lo Russo. Malgrado i rapporti tra le due cosche fossero formalmente distesi, o quantomeno non di aperto conflitto, le indagini hanno appurato che il gruppo con roccaforte nella Masseria Cardone era vicino al manipolo guidato da Walter Mallo, il giovanissimo aspirante boss che, dopo l’omicidio di Pietro Esposito alla Sanità, ordinato da Carlo Lo Russo, aveva affrontato a viso aperto i «capitoni» sparando per strada a Miano e chiedendo il pizzo alle piazze di spaccio da loro gestite. Un accordo, questa una delle tesi, potrebbe sussistere tra i Licciardi, che fornirebbero appoggio logistico, e gli uomini legati a Mallo, che si occuperebbero del resto, con un obiettivo comune: sgominare quel che resta dei Lo Russo.

 


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