Un nuovo arresto per il boss Vincenzo Mazzarella ‘o pazzo: è ritenuto il mandante del duplice omicidio di Vincenzo Rinaldi “o’ guappetiello e del cognato Luigi De Marco detto “Ginetto” avvenuto il 28 marzo del 1996 nel rione Villa a San Giovanni a Teduccio. Sono stati i suoi ex alleati dei Sarno di Ponticelli, oggi tutti pentiti, ad incastrarlo. Nel 2015 infatti l’ordinanza di custodia cautelare per questo duplice omicidio era stata annullata dal riesame per una errore procedurale nel trasferimento del boss dalla Francia dove era stato arrestato. Il duplice omicidio era maturato nell’ambito dello scontro tra i Mazzarella e i Rinaldi. Insieme con Mazzarella l’altro mandante è stato il pentito Vincenzo Sarno mentre Fabio Caruana viene indicato come il killer e Gennaro D’Amico come “specchiettista”. Erano indagati, ma nel frattempo sono deceduti, anche Giacomo D’Amico, Ciro Giovanni Spirito, Ciro Veneruso e Vincenzo Siervo. In quell’occasione rimasero leggermente feriti Ferdinando Striano e Francesco Argentato. Come ricorda Il Roma era pomeriggio quando scattò l’allarme in via Sorrento, nel cuore del rione Villa, storicamente roccaforte dei Rinaldi. Tutti e quattro i feriti furono soccorsi e trasportati all’ospedale Loreto Mare, ma i medici non riuscirono a salvare sia Luigi De Marco che il giorno dopo Vincenzo Rinaldi. Troppo gravi le ferite riportate mentre Ferdinando Striano e Francesco Argentato se la cavarono con 10 giorni di prognosi, rispettivamente colpiti a un braccio e al polpaccio. L’omicidio fu deciso dall’alleanza Mazzarella-Sarno-Formicola-D’Amico-Cuccaro, nata in seguito ai contrasti negli anni in cui fiorente era il contrabbando di sigarette.
Uno dei due esecutori materiali del duplice omicidio, fermo restando la presunzione d’innocenza di tutti gli indagati, fu Fabio Caruana. Ed è stato lui a ricostruire maggiormente nel dettaglio le fasi dell’agguato dopo aver spiegato ai magistrati antimafia il retroscena dell’agguato: l’accordo tra i Mazzarella, i Sarno e i “barresi” per la gestione del traffico di “Tle”. All’alleanza parteciparono anche i D’Amico, prima di allora legati ai Rinaldi.
Ecco come il killer , oggi pentito fabio Cartuana ha ricostruito il duplice omicidio nel suo interrogatorio del 19 novembre del 2012: “… A sparare fummo io e Ciro Spirito con due pistole automatiche e una pistola a tamburo. Ad aspettarci sull’autovettura che ci aveva accompagnato c’era Vincenzo Siervo alias “o’ paccone”, poi deceduto. Eravamo su una Fiat Uno rubata. La decisione di uccidere il capostipite dei Rinaldi partì da Vincenzo Mazzarella approfittando dell’alleanza con i clan di Barra allo scopo di allearci con i D’Amico e utilizzarli per fare da “specchietto” e ammazzare qualcuno dei Rinaldi. In un’occasione furono chiamati i fratelli D’Amico presso l’abitazione di Giacomo Alberto; erano presenti rappresentanti degli Aprea (Ciro Aprea e tale “o’ baffone”), dei Cuccaro (Salvatore Cuccaro, Andrea Andolfi, Giacomo Alberto e suo fratello “o’ pesantone”), dei Sarno (Vincenzo Sarno e Salvatore Tarantino), c’era Pasquale Chiucuccio e per i Mazzarella c’eravamo io e Vincenzo Siervo. Mentre parlavamo arrivò un’”ambasciata” a Giacomo Alberto. Questi si allontanò in un’altra stanza e quando rientrò disse a Vincenzo Siervo e a me che si era presentata un’occasione propizia per colpire i Rinaldi perché entrambi i fratelli si trovavano nei pressi della loro abitazione, proprio dove morì “o’ guappetiello”, insieme ad altre 7-8 persone…Vincenzo Siervo disse che voleva solo guidare l’auto e propose di far commettere l’omicidio a me e a Ciro Spirito. Andai personalmente da Vincenzo Mazzarella al rione Luzzatti a Poggioreale (storico quartier generale del boss che fu arrestato a Parigi e da allora è detenuto) insieme con Siervo e Mazzarella fu subito d’accordo. Tornammo a casa di Giacomo Alberto, che ci fornì le armi e la macchina. Venne anche “Toritore” su una Vespa da solo: aveva solo il compito di fare da staffetta e 50 metri prima dell’obiettivo se ne andò”.