Ci sono altri otto professionisti, tra commercialisti e consulenti finanziari iscritti nel registro degli indagati della Procura di Napoli nell’ambito dell’inchiesta su un presunto giro di tangenti che ruoterebbero intorno all’ufficio Tributi del Comune di Napoli. La lista complessiva delle persone finite sotto i riflettori dei carabinieri del comando provinciale guidato dal colonnello Ubaldo Del Monaco sale così a oltre venti nomi. A dare avvio all’indagine era stata la denuncia di un contribuente che si era rifiutato di «aggiustare» le pratiche relative alla propria posizione tributaria per pagamenti arretrati della Tari, la tassa sui rifiuti. Il suo esposto avrebbe provocato un vero e proprio terremoto nelle stanze dell’ufficio del corso Arnaldo Lucci, coinvolgendo anche due impiegati e un faccendiere, arrestati all’inizio del luglio scorso. La notizia dell’inchiesta provocò anche un’altra immediata conseguenza: alcuni tra i contribuenti indagati hanno deciso di sanare la propria posizione pagando il dovuto, anziché cercare vie traverse per aggiustare gli importi delle cartelle. Solo pochi giorni fa a questo elenco si è aggiunto un imprenditore che ha versato 18mila euro di arretrati. La sensazione che lo scandalo potesse allargarsi a macchia d’olio si era avuta già subito dopo gli arresti dei due impiegati e del faccendiere, bloccati dai carabinieri subito dopo aver intacsato una tangente das 2400 euro da dividere in tre. Dagli atti dell’inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino – che coordina i pubblici ministeri della sezione Reati contro la pubblica amministrazione – emergeva infatti che il malcostume legato ai tentativi di alleggerire gli importi dovuti al Comune di Napoli passando bustarelle a presunti dipendenti infedeli era quanto mai diffuso.