“Lo sanno pure le guardie…fìnché ci uccidiamo tra immondizia e immondizia… se ne fottono…ma quando poi si comincia a toccare la gente innocente… ti saltano addosso…”. Con queste parole due esponenti della “Paranza dei bimbi” di Forcella commentavano l’omicidio di Massimiliano Di Franco, colpito a morte il pomeriggio del 26 febbraio 2014 in piazza San Gaetano e poi deceduto il giorno dopo in ospedale.Per quell’omicidio è stato condannato all’ergastolo Alessandro Riccio uno dei killer della “Paranza”. La frase è contenuta nelle motivazioni della sentenza in cui i giudici elogiano anche il coraggio della moglie della vittima che nonostante le minacce e le pressioni subite, in aula non ha esitato a raccontare quanto accaduto e ad indicare il nome e il volto dell’assassino del marito. Dalle motivazioni emerge comunque, nonostante la protervia del clan, la preoccupazione degli affiliati che al telefono dicono tra di loro: “Mannaggia ad Alessandro… magari se uno pensa che…”. Alessandro aveva causato un problema: aveva ucciso uno di loro. Massimiliano Di Franco aveva detto basta. Era andato a lavorare al Nord come muratore. Era tornato perché la mogile era in attesa del loro terzo figlio. Lo avevano avvicinato di nuovo: ma lui aveva detto di nuovo no. E questo affronto fu pagato con la morte.
(nella foto la vittima Massimiliano Di Franco e il killer, Alessandro Riccio)