Arriva una svolta importante nell’inchiesta sull’omicidio di Flavio Salzano ucciso il 30 agosto scorso a Ponticelli. Il latitante, ex affiliato al clan D’Amico, i “fraulella” del rione Conocal, si era stancato di fare il latitante e lo aveva anche detto in giro. E questo evidentemente deve aver indotto i capi dei De Micco “Bodos” , i nemici dei D’Amico, nelle cui fila era passato, a pensare che l’ex gestore delle piazze di spaccio di Ponticelli potesse pentirsi. E per questo che ,come anticipa il Roma, fu attirato in una trappola e ucciso.Flavio Salzano era latitante dal giugno scorso da quando cioè con il maxi blitz “Delenda” la Dda di Napoli mise in ginocchio l’intero clan dei D’Amico con ben 83 arresti. In quell’occasione Salzano sfuggì alla cattura insieme con Francesco De Bernardo, ora l’ unico ad essere ancora ricercato. L’ipotizzato pentimento di Salzano aveva impaurito non poco la cosca dei De Micco temendo che il latitante potesse raccontare fatti molto recenti della cosca e per questo era diventato un personaggio scomodo e da eliminare.Il 30 agosto scorso fu attirato in una trappola e ucciso senza probabilmente nemmeno avere il tempo di capire cosa stava succedendo. Naturalmente non è affatto certo che avesse intenzione di passare con lo Stato. In questo periodo gli investigatori hanno raccolto diverse e spesso contrastanti voci confidenziali, compresa quella che voleva il 29enne componente il commando che uccise la ras Nunziata D’Amico, sorella dei boss Antonio, Giuseppe e Giacomo. Ma alla fine la pista più seguita è l’epurazione interna ai De Micco, compiuta non a caso in una zona di Ponticelli controllata dai “Bodo”. Attirato in una trappola da qualcuno che conosceva e di cui si fidava, al punto da incontrarsi in un luogo isolato di Ponticelli.