La vicenda relativa all’acquisizione senza autorizzazione, nel 2009, di tabulati telefonici di parlamentari durante il processo Why not – che era nato sull’ipotesi della presunta esistenza di un comitato di affari sostenuto dalla massoneria e che si era concluso senza condanne – lascia la sede penale e si trasferisce in quella civile. Definitiva l’assoluzione di Luigi De Magistris – ex pm dell’inchiesta e attuale sindaco di NAPOLI – e ora del consulente Gioacchino Genchi (un suo ricorso non è stato accolto), finiti sotto processo per abuso di ufficio, la Cassazione ha affidato alla Corte d’appello civile di Roma il compito di accertare eventuali danni subiti dall’ex ministro della giustizia e attuale sindaco di Benevento Clemente Mastella e dagli allora parlamentari Sandro Gozi e Francesco Rutelli proprio per le modalità di acquisizione di quei tabulati. In tribunale De Magistris e Genchi erano stati condannati, mentre in secondo grado erano stati assolti, dal momento – secondo i giudici dell’appello – che non vi era nessuna prova di una consapevolezza che l’acquisizione di tabulati telefonici era relativa ad esponenti politici (per i quali è necessaria l’autorizzazione delle Camere di appartenenza), e non vi era stato dolo intenzionale, ossia il proposito di “arrecare un ingiusto danno ai titolari delle utenze”. Parti civili nel processo penale, Mastella, Gozi e Rutelli avevano lamentato che la sentenza di assoluzione presentava difetti formali. La Suprema Corte l’ha annullata unicamente per la parte relativa ai presunti danni subiti dai tre, per cui ha disposto un giudizio davanti alla sezione civile della Corte d’appello di Roma. “La decisione della Cassazione – ha detto De Magistris – non inficia la sostanziale correttezza della decisione assolutoria; sono assolutamente fiducioso che anche la corte di appello civile, magari con un provvedimento più ricco e articolato ed immune dal vizio rilevato, confermerà nuovamente la decisione anche in riferimento alla esclusione di presunti profili di danno”. Di segno opposto il commento di Mastella: “Dopo la vittoria penale sancita dalla Cassazione – ha detto – proseguirò in ogni sede per l’accertamento dei fatti e dei danni subiti, senza desiderio di rivalsa ma per amore della giustizia. Sono particolarmente soddisfatto perché credo che questa sentenza possa rappresentare, oltre ad un precedente, anche un utile monito per chi ha il dovere di esercitare l’azione penale nel rispetto delle leggi e a tutela dei cittadini”. Soddisfazione per la decisione della Suprema Corte è stata espressa anche dall’avvocato Nicola Madia, legale di Mastella e di Rutelli, insieme con Titta Madia e Cristina Calamani. “La sentenza di proscioglimento – ha commentato – era ingiusta ed ora la vicenda proseguirà in sede civile solo ai fini risarcitori perché De Magistris e Genchi non hanno rinunciato alla prescrizione”. Infine, per il difensore del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Sandro Gozi, l’avvocato Marco Franco, “la sentenza emessa dalla Corte di Cassazione ha ripristinato la corretta situazione di diritto riconosciuta dal Tribunale di Roma dopo una approfondita istruttoria dibattimentale e poi stravolta in secondo grado, attraverso una sentenza caratterizzata da argomentazioni apodittiche”.