Riciclaggio del clan Polverino: il generale Mango della Guardia di Finanza indagato per violazione di segreto d’ufficio

L’ex comandante della Guardia di finanza della Campania, generale Giuseppe Mango, e’ indagato a Napoli per rivelazione di notizie su indagini coperte da segreto. In particolare, avrebbe passato notizie a imprenditori considerati legati alla camorra, in affari con il clan Polverino e gli alleati Simioli di Marano. Per il generale, che e’stato in Campania, poi in Piemonte e ora in Veneto, pende una misura interdittiva e l’alto ufficiale ha anche ricevuto l’invito a presentarsi in Procura per un interrogatorio. Nell’inchiesta per un presunto riciclaggio e’ coinvolto anche il commercialista Giovanni De Vita, amico del calciatore Fabio Cannavaro.

L’ipotesi di violazione di segreto d’ufficio contestata al generale della Guardia di finanza Giuseppe Mango si riferisce a fatti risalenti al 2014; a quanto si è appreso l’ufficiale avrebbe rivelato ad un avvocato suo amico l’esistenza di un’ indagine su una presunta attività di riciclaggio in cui sono coinvolti imprenditori e commercialisti che ha portato oggi all’esecuzione di alcune misure cautelari nell’ambito di una più ampia indagine sulle attività del clan Polverino. Successivamente il penalista avrebbe riferito la circostanza ad un suo cliente precisando di averla appresa dal generale Mango. Tale conversazione fu captata dalle microspie che erano state collocate su ordine della Dda di Napoli. Dalle intercettazioni emerse poco dopo il rimprovero fatto dal generale al penalista al quale contestò di aver riferito la notizia e rivelando altresì che la procura era venuta a conoscenza della fuga di notizie grazie alle intercettazioni ambientali. Per quest’ultimo episodio la procura di Napoli ipotizza nei confronti dell’ufficiale dalla Guardia di finanza il reato di rivelazione dolosa del segreto, mentre in relazione alla prima informazione data al penalista gli inquirenti contestano una rivelazione di segreto colposa. L’ufficiale nei mesi scorsi è stato interrogato dai pm di Napoli e in quella occasione, secondo indiscrezioni trapelate in ambienti giudiziari, avrebbe ammesso di aver parlato con l’avvocato dell’indagine.


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