Rione Traiano, il gip da due anni nega l’arresto dei nuovi boss della faida

Se il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, Rosa De Ruggiero, due anni fa avesse accolto la richiesta della Dda di Napoli, probabilmente non ci sarebbe stata la nuova faida del rione Traiano e la guerra nella zona Ovest e in quella Flegrea nei quartieri di Soccavo, Pianura, rioen Traiano, Fuorigrotta e Bagnoli con una mezza dozzina di morti negli ultimi 8 mesi e numeorsi ferimenti e attentati oltre che alle decine e decine di “Stese”. Come spiega il quotdiiano Il Roma in edicola da due anni infatti c’è una sorta di guerra istituzionale tra Procura e Gip.La Dda di Napoli infatti aveva chiesto nel 2014 l’arresto per i reati di associazione camorristica ed estorsione aggravata dal metodo mafioso per tre personaggi che riteneva essere al vertice della camorra del rione Traiano, gli stessi che oggi sono ritenuti da inquirenti ed investigatori i nuovi protagonisti della faida. Al centro dell’inchiesta di sono Francesco Petrone detto “’o nano”, Giuseppe Lazzaro, detto “’o figlio do’ Pe” e Salvatore Basile detto “Cozzacanera”. I tre dovevano essere arrestati assieme perché nel 2014, secondo quanto ricostruito dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, facevano parte dello stesso gruppo criminali, ovvero i Puccinelli. Adesso invece la situazione è cambiata e chi erano amico è diventato nemico. Da parte infatti ci sono i Petrone- Puccinelli, legati da vincoli di parentela, dall’altra invece i Lazzaro, che sono invece nemici dei Petrone. Tra loro anche Giuseppe Lazzaro e Salvatore Basile. Le accuse contestate riguardano un arco temporale am- pissimo, addirittura di quasi sette anni. Dove sono contestati reati associativi ma soprattutto un’estorsione aggravata dal metodo mafioso. Dei tre attualmente solo Salvatore Basile “cozzc’ nera” si trova in carcere. E’ stato infatti arrestato il 10 agosto scorso insieme con Gennaro Cozzolino di 26 anni e il cognato Gianluca Orfeo di 27 anni, mentre tentavano di scappare dopo un summit in via Eneide armati con un mitra Uzi.

La prima richiesta cautelare era partita grazie alla confessione della parte lesa, ovvero Francesco Pacarella, adesso deceduto, e titolare di numerose agenzie di scommesse nella zona del rione Traiano. Dalla sua denuncia, avvenuta il 26 febbraio del 2014 scatta l’indagine. Dopo l’arresto di Davide Leone, che in zona era un boss e gestiva gli affari criminali, i Puccinelli si riaffacciarono chiedendo il pizzo. Il primo nel mirino fu Pascarella, che secondo la Dda, era un personaggio che conosceva perfettamente le dinamiche criminali. Le pressioni estorsive ammontavano a 5mi- la euro al mese per tutta una se- rie di locali che lui stesso ave- va in gestione o di cui era pro- prietario. Poi quei 5mila diven- tarono in alcune occasione addirittura 10mila. Pascarella, da quanto raccontò alle forze dell’ordine e da quanto hanno riferito due pentiti, Davide Leone ed Emilio Quindici, pagava regolarmente e in diversi tentativi di ribellione fu anche aggredito dai componenti del clan. Queste prove per il gip non bastavano. Il pm reiterò la richiesta della misura a febbraio del 2016, in piena faida, dopo le dichiarazioni di Leone e Quindici. Ma anche il questo caso c’è stato un rigetto. Adesso è fissato appello al Riesame.

(nella foto Salvatore Basile)


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