Non è scaturita da contrasti tra clan camorristici la rivolta scoppiata dei giorni scorsi nel carcere beneventano di Airola, durante la quale sono rimasti feriti lievemente quattro agenti della polizia penitenziaria: è quanto rende noto il capo del Dipartimento della Giustizia Minorile, Francesco Cascini, che oggi, accompagnato da Vincenzo Starita, magistrato in servizio presso il Dipartimento, ha visitato l’istituto penale per minori. Cascini ha anche voluto sottolineare che “la gestione contemporanea di minori e di giovani adulti negli Istituti minorili non ha inciso né nella genesi né nella fase esecutiva della protesta che è risultata connessa, invece, a dinamiche purtroppo non infrequenti in qualunque ambiente detentivo”. “I fatti – sottolinea Cascini – sono scaturiti da una protesta intentata, all’interno di una sezione dell’IPM, da parte di tredici detenuti, di cui dieci di età compresa tra i 18 e 21 anni. La reazione violenta del gruppo è consistita sostanzialmente nel danneggiamento delle camere detentive e nel lancio di oggetti. Quattro agenti di polizia, intervenuti per ripristinare l’ordine, hanno riportato lesioni lievi. I tre detenuti promotori della protesta sono stati immediatamente trasferiti in altre strutture penitenziarie e la situazione, dopo poche ore, è tornata alla normalità ”. Il capo del Dipartimento della Giustizia Minorile fa sapere anche che “sono stati disposti approfonditi accertamenti, attraverso la nomina di una commissione ispettiva, volti ad individuare le modalità con le quali i vertici amministrativi del circuito minorile campano hanno fronteggiato gli eventi ed a verificare la complessiva gestione dell’Istituto Minorile di Airola. E’ tuttavia chiaro – evidenzia – che non tutti i meccanismi di prevenzione e di ordinata reazione hanno correttamente funzionato”. “In via generale – conclude Cascini – il Dipartimento svolge una attenta azione di monitoraggio sull’intero sistema penitenziario minorile al fine di ridurre al minimo le possibili criticità derivanti dalla convivenza nelle stesse strutture di minori e giovani adulti ultraventunenni, garantendo, per quanto possibile, la suddivisione in gruppi separati”.