Scafati. “Sono un bravo ragazzo, io non c’entro con quello che è accaduto”: Andrea Ridosso, figlio di Salvatore, ucciso in un agguato di camorra nel 2002 prova a spiegare al sostituto procuratore della Dda, Vincenzo Montemurro, la sua condotta di vita fuori dal contesto criminale del clan Loreto-Ridosso dopo l’avviso di garanzia notificatogli nei mesi scorsi. Andrea Ridosso, il ragazzo dal volto pulito che avrebbe voluto candidarsi alle amministrative del 2013 nella lista Grande Scafati, sponsorizzato da Raffaele Lupo e ostacolato dal candidato sindaco Pasquale Aliberti per il suo nome ingombrante, si è presentato stamattina accompagnato dal suo avvocato Michele Sarno in Procura a Salerno. Aveva chiesto di essere interrogato per chiarire la sua posizione. La sua candidatura fu barattata con quella di Roberto Barchiesi, referente del gruppo criminale, nel corso delle consultazioni pre-elettorali di quell’anno, dopo un incontro a casa del sindaco Aliberti nel quale, l’attuale primo cittadino, lo invitava a non comparire per motivi di opportunità. A raccontare l’episodio e la contropartita poi offerta ad Andrea Ridosso, il pentito Alfonso Loreto ma anche l’ex consigliere comunale e provinciale, Raffaele Lupo, allora promotore della lista in appoggio al candidato sindaco del centro-destra. Andrea Ridosso ha spiegato cosa accadde quell’anno e quali sono stati, successivamente, i rapporti con Aliberti con i quali ha mantenuto contatti in virtù di quelle promesse pre-elettorali. Il curriculum di Andrea Ridosso, giovane laureato senza nessuna macchia sulla fedina penale, era stato sequestrato nell’ufficio del sindaco Pasquale Aliberti il 18 settembre scorso. Il primo cittadino si era affrettato a negare di conoscere quel giovane, ‘uno dei tanti in cerca di lavoro’, poi sono arrivate le indagini, e le dichiarazioni di Loreto jr e di Lupo, ma anche quelle di altri testimoni. Andrea Ridosso ha spiegato quali sono stati i rapporti con il primo cittadino, non ha potuto negare l’evidenza quella di dichiarazioni convergenti sul suo ruolo e sul patto tra Aliberti e gli esponenti della cosca che nelle stesse consultazioni sostenne la candidatura dell’attuale primo cittadino. Anche se la partecipazione di Andrea Ridosso fu esclusa per motivi di opportunità, il gruppo criminale mantenne fede al patto di scambio politico elettorale. La candidatura del giovane fu oggetto di dissidi interni anche alla famiglia Ridosso, qualcuno non tollerava quell’esclusione per motivi di opportunità, altri più diplomatici invece accettarono il diniego. Andrea Ridosso ha anche spiegato cosa ottenne successivamente e quali sono i rapporti con i suoi familiari che – secondo la Procura antimafia – sono i capi di un’organizzazione criminale che ha operato indisturbata per oltre un decennio a partire proprio dall’uccisione del padre Salvatore, avvenuta nel 2002. (r.f.)