“The One” si è arreso. Era l’ultimo dei Lo Russo ancora in libertà, latitante da giugno perché sfuggito al blitz che ha messo in ginocchio definitivamente i famigerati “capitoni” di Miano dopo il pentimento del boss Carlo, che aveva seguito le decisioni dei fratelli Salvatore di qualche anno fa e di Mario due mesi prima. Stanco di fuggire, braccato dalle forze dell’ordine e dagli avversari si è consegnato in carcere. Vincenzo Lo Russo ‘o signore figlio di Giuseppe , un irrudicibile come lui si è consegnato al carcere di Benevento. “Buonasera, sono Vincenzo Lo Russo, devo essere arrestato”, ha spiegato e così per lui si sono aperte le porte del penitenziario. Stamane sarà interrogato dalla Dda di Napoli che gli notifiche l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Francesca ferri nel giugno scorso. E’ accusato di associazione di tipo camorristica e traffico di droga. Personaggio carismatico come il padre, aveva controllato la cosca durante la detenzione degli zii Mario e Carlo, dopo il pentimento dell’altro zio Salvatore e dopo l’arresto a Nizza del cugino Antonio ( quello della partita Napoli-Parma). Anche a lui, come del resto molti uomini della cosca era amante del calcio. Era salito agli onori della cronaca perché era tra quelli che incontrò il calciatore Mario Balotelli durante il suo famoso viaggio a Scampia. L’ex centravanti della nazionale, come ha raccontato il pentito degli “scissionisti” di Secondigliano, Armando De Rosa, voleva vedere da vicino ciò che si raccontava nei film e nei libri.e Rosa fu chiamato da un cugino e andò nel suo negozio e trovò Balotelli, in compagnia di personaggi del clan Lo Russo e degli Amato-Paga-no. Con lui c’erano Lello Bastone, Carmine Amato, Raffaele Amato jr, Angioletto Pagano, Totore Silvestri ed Enzuccio ‘o signore. Ora Vincenzo Lo Russo che con l’omicidio di Giuseppe Guazzo, avvenuto il 15 settembre scorso a Chiaiano, aveva perso un altro dei suoi fedelissimi, uno di quelli che aveva tatuato sul corpo come tanti altri giovani della cosca oltre alla scritta “The One” anche “Fedeltà e rispetto per enzo ‘o signor”, aveva capito che non poteva più gestire i traffici di droga nei quartieri al confine con Secondigliano storicamente controllati dalla sua famiglia e si è arreso.