Strage del bus di Avellino, l’atto di accusa della Procura contro Autostrade: mercoledì parte il processo contro i 15 imputati. GUARDA IL VIDEO

Mercoledì inizia al tribunale di Avellino il processo contro i vertici di Autostrade per l’Italia per la strage del 28 luglio 2013 quella dell’autobus precipitato dal viadotto autostradale Acqualonga, lungo la Napoli-Canosa, nel co­mune di Monteforte Irpino,in cui morino 40 fedeli di Pozzuoli e dei comuni flegrei reduci da un pellegrinag­gio a Pietrelcina per una visita a San Pio. Tra gli imputati per omicidio colposo plurimo e altri reati ci sono l’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellaci, il direttore generale Riccardo Mollo e altri dieci funzionari e dirigenti della concessionaria: Michele Ren­i, Paolo Berti, Nicola Spadavecchia, Bruno Gerardi, Mi­chele Maietta, Gianluca De Franceschi, Gianni Marrone, Massimo Fornaci, Marco Perna e Antonio Sorrentino.

Secondo il procuratore del­ la Repubblica di Avellino, Ro­sario Cantelmo, che ha coor­dinato il lavoro dei sostituti Cecilia Annecchini e Arman­do Del Bene, Castellucci e i suoi uomini,“avendo l’obbligo giuridico di impedirlo, non impedivano il gravissimo inci­dente avvenuto sull’autostra­ da A16 Napoli-Canosa, al km. 32+805 direzione Napoli (…) per colpa consistita in negli­genza, imperizia ed impru­denza” . Ci sono molti  punti di somi­glianza con il processo che si sta chiudendo per la strage fer­roviaria di Viareggio del 2009. Per quei 32 morti l’accusa ha chiesto 16 anni di carcere per l’allora amministratore dele­gato di Fs, Mauro Moretti. Stesso reato: omicidio pluri­mo colposo. Stesse motivazio­ni.

L’autobus VoIvo di proprietà di Gennaro Lametta era in condizioni pes­sime e circolava grazie a carte false prodotte da due funzio­nari della Motorizzazione di Napoli, Vittorio Saulino e An­tonietta Ceriola anche i tre sono imputati per omicidio col­poso plurimo. Ma la dinamica dell’incidente ricostruita dai periti della procura è precisa. Sul bus lanciato in discesa si rompe un giunto cardanico della trasmissione, che rom­pendosi provoca un danno ai freni. Senza freni e senza freno motore l’autista piomba su una coda di auto ferme, ne cen­tra e ne danneggia 14, poi finice contro il guardrail di de­stra, in un punto dove la strada curva a destra, a velocità non superiore ai 92 chilometri ora­ri e con angolo di impatto non superiore a 13 gradi. Le barriere di cemento det­te New Jersey dovrebbero contenere la spinta del bus. Invece schizzano via e il pesante mezzo precipita per 25-30 metri uccidendo 40 dei 49 pas­seggeri.

Alessandro Lima, ingegne­re avellinese immediatamente mandato sul luogo dell’inci­dente dai magistrati, fece sequestare subito tutta la zona. Dalle indagini sono emerse le gravi responsabilità di Autostrade in materia di manutezione. Ora sarà il processo a stabilire cosa accade, di chi le colpe e le responsabilità e soprattutto chi pagherà per quelle 4o vittime innocenti.

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