Sono stati trasferiti tre dei detenuti maggiorenni protagonisti della rivolta di ieri nel carcere di Airola in provincia di Benevento che ha causato danni alla struttura e il ferimento di due agenti penitenziari. “A capeggiare la rivolta-hanno spiegato dal carcere è uno che viene da Scampia. Non è un pezzo grosso. Ma probabilmente uno che vuole far credere di esserlo. Dicevano che volevano le sigarette, si lamentavano che non erano state distribuite”. Il personaggio in questione deve scontare una condanna a 14 anni di carcere per omicidio. Poi si è scatenato l’inferno con protagonisti persone legati ai “Bodos” De Micco di Ponticelli e alla “Paranza dei bimbi” di Forcella. La rivolta è cominciata poco dopo l’una, quando i detenuti hanno ricevuto i pasti nella mensa e stanno risalendo nelle celle. È a quel punto che alcuni si sono messi a gridare, hanno afferrato le brandine e a colpire le pareti. Tra gli agenti che si trovano nella sezione adulti, in quel momento, ci sono anche Biagio Tancredi e Arturo Nuzzo. Cercano di intervenire. Ma il gruppo dei giovani camorristi si è ormai armato di spranghe, ricavate dalle brandine distrutte. Tancredi viene colpito alla testa, che comincia a sanguinare (avrà poi cinque punti di sutura). A Nuzzo lanciano una brandina su una gamba, che gli rompe il malleolo. “In tre sono stati quelli più feroci, che probabilmente avevano già organizzato la cosa – ha raccontato un agente – Sono riusciti a buttare giù una parete dove era montata la blindo, la porta blindata”. Nel frattempo è scattato l’allarme. L’istituto di pena viene circondato. Bloccato, ovviamente, il portone principale e bloccata un’uscita posteriore. Fuori vengono disposti polizia e carabinieri, all’interno entrano in massa agenti penitenziari affluiti da Nisida e Benevento. Ma le violenze vanno avanti per più di un paio d’ore. La rivolta è stata in sé un gesto destinato a fallire: ed è sembrata soprattutto un modo per ‘marcare il territorio’, per affermare potere e potenza (dentro e fuori dal carcere). È questo, in qualche modo, anche il parere di Giuseppe Centomani, responsabile del Dipartimento per la Giustizia Minorile di tutta la Campania. Anche lui è accorso ad Airola, quando è stato avvisato di quello che stava succedendo. Dice: “Qualche ragazzo ha forse pensato di potersi mettere in mostra, di scalare il successo in questo modo…”. Ma c’è anche chi pensa che qualcuno ha pensato di evadere visto che sono arrivati fino al piano terra. Poi fortunatamente la rivolta è stata sedata.