Arrestato a Battipaglia il figlio del boss Tarantino, quello della strage mancata durante il Gran Premio di Spagna

 Antonio Tarantino, 23 anni, figlio del boss Daniele esponente di spicco del clan Di Lauro è stato arrestato dai carabinieri per spaccio e detenzione di droga. Tarantino è stato sorpreso dai militari a Battipaglia mentre stava vendendo ad un operaio, Vincenzo Serluca, 50 anni, ritenuto un “insospettabile”, 100 grammi di cocaina al prezzo di 1500 euro. I due sono stati notati da una pattuglia dei carabinieri nei pressi del casello autostradale di Battipaglia, che si sono avvicinati per controllarli ed hanno assistito allo scambio di droga e denaro. Il 23 enne è stato trasferito nel carcere di Fuorni  mentre Serluca ha ottenuto gli arresti domiciliari. Antonio Tarantino è figlio di Daniele Tarantino, divenuto, dopo la faida del 2004 con gli Scissionisti, uno dei principali esponenti del clan Di Lauro. Il pregiudicato fu arrestato il 21 dicembre 2010 dai Carabinieri di Napoli nell’ambito di un’ operazione contro il clan dell’ area Nord di Napoli.

Tarantino padre, secondo le indicazioni dei pentiti avrebbe dovuto oragnizzare un omicidio clamoroso, sotto i riflettori della stampa internazionale, per “riscattare” un periodo di declino del potere della cosca. Un progetto sventato però dalla pressione degli investigatori. L’obiettivo dei sicari erano 5 elementi di peso dei rivali scissionisti Amato-Pagano, intenzionati a fare da spettatori al Gran premio di Spagna a Montemelò, il circuito della Catalogna, il 27 aprile di 7 anni fa. Parte quindi la ricerca di basi logistiche, quali un appartamento a Barcellona, ma anche di armi anche da guerra e denaro contante per un’azione eclatante, ma in parallelo partono anche le contromosse dei militari dell’Arma coadiuvati dall’Uco della Guardia civil spagnola. I Di Lauro si rendono conto che controlli serrati stanno rendendo tutto troppo difficile e abbandonano l’intento.

L’azione dimostrativa viene affidata a un personaggio di spicco del clan, Daniele Tarantino, che si avvale di collaborazioni spagnole e pensa anche di procurarsi l’appoggio di colombiani, con i cui cartelli i Di Lauro da tempo dialogano per l’approvvigionamento di droga. Tarantino considera anche come alternativa al Gran Premio la possibilità che lo scenario della strage sia una partita di calcio, ma propende per la location della Formula 1.

L’omicidio potrebbe venir eseguito con kalashnikov e glock, armi che assicurano in mano esperta il raggiungimento dell’obiettivo. Sono numerose le intercettazioni telefoniche che raccontano lo sviluppo del progetto e nelle quali si evince che Tarantino è arrivato ad un buon punto nell’organizzazione della strage, dato che avanza richieste precise, quali due vetture con targa spagnola, l’appartamento a Barcellona e una persona da scortare da Perpignan alla città catalana.

In alcuni dialoghi emerge anche il fatto che ha chiesto 15mila euro in contanti, un’autorizzazione che, sembrano indicare le conversazioni, deve arrivare direttamente dal boss Marco Di Lauro che è latitante. L’11 aprile 2008, a ridosso della data del Gran Premio di Spagna, i carabinieri ascoltano un dialogo a bordo di un’auto, tra Tarantino e una donna di origine sudamericana: «Tre kalashnikov e due glock», indica Tarantino.

«Dobbiamo vedere quando lo dobbiamo fare… Questi due o tre giorni ci dobbiamo muovere…», aggiunge; «Ci affittiamo la casa…No?. Hai capito o no?», dice ancora l’uomo alla donna. «Lo dobbiamo fare… Poi ti faccio vedere là per terra cosa succede», insiste Tarantino. «Alla Formula 1…fai fermare la formula 1», osserva la donna. «Stiamo provvedendo noi…noi lo sappiamo…dieci giorni prima lo sappiamo…perché fanno i biglietti», precisa l’uomo.

 


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