Camorra, il pentito Marco Mariano e le nuove verità sulla strage al Circolo Canottieri

I magistrati della Dda di Napoli, e non solo, aspettano che il pentimento di Marco Mariano, faccia su luce sui tanti “cold case” della camorra napoletana di cui si sono resi protagonisti i “Picuozzi” dei Quartieri Spagnoli. Tra i tanti c’è la famosa strage del Circolo Canottieri di Napoli del  7 dicembre del 1989 in cui furono uccisi Giovanni Di Costanzo (all’epoca boss di Pozzuoli), di Pasquale Arienzo, Pietro Avallone e Francesco Zenca. Le sue confessioni potrebbero non servire a riaprire il caso perché, come riporta Il Mattino, la norma  impedisce di processare due volte per lo stesso fatto la stessa persona. Il famoso “ne bis, ne idem”  dell’articolo 649 del Codice di procedura penale i cui contorni sono stati recentemente modificati con la sentenza numero 200 del luglio 2016 dalla Corte di Cassazione

Marco Mariano fu processato insieme al “Gotha” dei Picuozzi dei Quartieri Spagnoli. Ovvero il fratello Ciro, Giuseppe Amendola, Tommaso Esposito, Salvatore Cirelli, Salvatore Terracciano e Pasquale Frajese, che poi si pentì. Furono tutti assolti, tranne il collaboratore di giustizia, morto poi suicida a Firenze più di dieci anni fa. In un primo momento, l’inchiesta puntò su Gennaro Longobardi (altro boss di Pozzuoli), accusato da una rivelazione fatta dal Di Costanzo a un carabiniere (“se mi uccidono, è stato per ordine di Longobardi”, avrebbe detto), ma pochi mesi dopo la svolta sarebbe arrivata con il pentimento di Frajese. La strage – secondo la sua ricostruzione – sarebbe stata un piacere dei Mariano al boss di Fuorigrotta Malventi. 

In cambio dell’eliminazione di Costanzo e dei suoi fedelissimi, i Mariano avrebbero ottenuto il controllo dei traffici illeciti su una fetta dell’area flegrea. L’incarico di uccidere il boss fu affidato proprio a Pasquale Frajese. Il collaboratore di giustizia suicida assieme a Terracciano, Cirelli, Amendola ed Esposito, avrebbe attirato il di Costanzo in un tranello, invitandolo a “sniffare” cocaina sul molo del Canottieri, ove lui aveva libero accesso come pescatore. Ma le confessioni di Frajese non servirono a far condannare gli altri. Ora il nuovo pentimento di Marco Mariano potrebbe riaprire il caso arrivando alla revisione del processo sulla base dei nuovi elementi.


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