Napoli. E’ un durissimo atto d’accusa la relazione del Ministero della Giustizia che ha negato la revoca del carcere duro a Vincenzo Mazzarella, il boss napoletano dell’omonimo clan. Un ‘soggetto collettivo ed organizzato’ nonostante sia detenuto da oltre dieci anni a Milano Opera, nel penitenziario dei boss, ha ancora il suo ascendente. Le relazioni degli inquirenti inviate al Ministero lo danno ancora come un soggetto attivo nell’ambito della camorra napoletana e ricostruiscono le principali vicende criminali accadute negli ultimi due anni in città , tra i quartieri di San Giovanni a Teduccio e Forcella. Nella relazione viene citata la ‘paranza dei bimbi’, il gruppo rappresentato dalle famiglie Sibillo, Amirante, Brunetti e Giuliano e il cartello di alleanze che si sono composte per contrastarlo. Ed è questo il punto: il clan Mazzarella, secondo la ricostruzione della Dda di Napoli, è pienamente in campo, in una guerra di posizione che si sta giocando contro le paranze nate negli ultimi anni. I Mazzarella si sarebbero organizzati con i Buonerba contro i Sibillo, provocando «stese» e agguati incrociati con almeno una decina di omicidi in poco meno di due anni. Oggi invece l’attenzione punta dritto al gruppo Corallo, a sua volta spalleggiato da uno dei figli di un ex boss, poi collaboratore di giustizia, del clan Giuliano. E il Ministro Andrea Orlando nella proroga del 41bis a Vincenzo Mazzarella scrive: “Occorre inibire la trasmissione degli ordini da uno all’altro dei suoi organismi”. Il boss rimarrà in regime di carcere duro a Milano Opera. La difesa ci aveva provato a dimostrare che Vincenzo Mazzarella era fuori dai giochi, nessun ruolo nelle vicende criminali degli ultimi anni. Ma gli inquirenti non ci credono e con loro il Ministro.
