Casandrino. Un’inchiesta durata vent’anni e alla fine un risarcimento danni per ingiusta detenzione che di risarcimento ha solo il sapore dell’ennesima ingiustizia. E’ la storia di Raffaele Di Virgilio, oggi 74enne, di Casandrino in provincia di Napoli, che nel 1995 era coordinatore del Banco di Napoli ambito B per la gestione esattoriale per la provincia di Napoli. Di Virgilio finì, insieme ad altre 79 persone, nel calderone di un’inchiesta per associazione per delinquere e falso ideologico che riguardava le esattorie comunali nelle provincie di Napoli, Latina e Salerno. Un’inchiesta dirompente per la quale Di Virgilio finì in carcere. L’indagine partì da decine di avvisi di pagamento non notificati, contribuenti ‘sconosciuti’ e irreperibile. I magistrati di Salerno ipotizzarono che pubblici ufficiali della Serit Roma spa avessero commesso dei falsi materiali in cambio di danaro. Notifiche accomodanti, tra il 1990 e il 1994, che spinsero i magistrati di Salerno a decapitare i vertici romani della società . Una settimana di carcere per loro, poi fuori. Arriva poi la prima assoluzione dall’accusa di associazione, cade anche quella di falso ideologico. L’11 dicembre del 2000 il gip del tribunale salernitano dichiara il non luogo a procedere per il reato di associazione perché il fatto non sussiste. Di Virgilio è tra quelli assolti. Chiede il risarcimento. Cinque anni dopo nel dicembre 2015 il Tar ordina di dare “piena ed integrale esecuzione e (che si) provveda alla corresponsione in favore della parte ricorrente di tutte le somme spettanti quale indennizzo e risarcimento”. E’ necessario però il ricorso alla corte europea per ottenere il risarcimento. I soldi sono arrivati 20 anni dopo: 14mila euro, 28 milioni delle vecchie lire. Undicimila netti. Quarantacinque euro al mese. Per venti anni. «Quando ho visto l’accredito sul mio conto corrente ho provato soddisfazione, ma subito dopo amarezza spiega Di Virgilio non ci sono somme per poter compensare le sofferenze, i sospetti, le chances perdute. Ero proiettato verso alti traguardi professionali. Anche le mie aspirazioni politiche sono state condizionate: sono stato consigliere comunale ed assessore. Spesso i miei avversari hanno fatto ricorso strumentalmente a questo episodio. Se la giustizia fosse più celere avrei avuto giustizia in tempi ragionevoli».