Torre Annunziata. Racconto choc della mamma di Tommasina De Laurentiis, la donna morta nel corso di un intervento chirurgico all’ospedale S. Anna di Boscotrecase, l’8 marzo 2013. “Il medico sapeva che Tommasina era morta, ma non me lo disse. Io invece avevo capito che qualcosa fosse andato storto, perché lui uscì dalla sala operatoria senza guanti e camice: aveva finito di operare. Il medico mi raccontò che era fuori pericolo. Poi vidi i carabinieri fuori la sala operatoria, in compagnia del dottor Palomba. Furono loro a dirmi che mia figlia era deceduta”. La signora Elvira ha raccontato quei tragici momenti davanti al giudice del Tribunale di Torre Annunziata, nel processo che vede imputati tre medici dell’équipe che operarono la 25enne di Torre Annunziata. Il giudice, Maria Concetta Criscuolo, ha ammesso le parti civili nel processo oltre ai genitori, Alfonso Formisano ed Elvira Avino, si è costituita la Onlus Rosaria Lanzetta Buono di Napoli, l’associazione che sostiene le vittime della malasanità, costituita da Luigi Buono dopo la morte della moglie. “Ritengo giusto che sia un’associazione seria ad occuparsi della memoria di una ragazza, che ha perso la vita per un banale intervento chirurgico” ha detto l’avvocato Gennaro Ausiello, legale di Elvira Avino, madre della vittima. Tommasina De Laurentiis doveva essere sottoposta ad una colecistectomia da effettuarsi con un sondino interno, il trocart. Secondo gli esiti dell’autopsia, svolta sul corpo della 25enne, fu proprio quel sondino a tranciarle la vena cava inferiore e l’aorta addominale, con l’accusa di omicidio colposo sono a processo l’ex primario dell’ospedale ‘S. Anna’, Roberto Palomba, e i suoi assistenti Antonio Venderosa e Alberto Vitale. Per l’accusa “Tommasina morì a causa di una forte emorragia, durante l’operazione, scoperta con gravissimo ritardo dai medici. Le tranciarono due vasi sanguigni”, un errore medico che – secondo l’accusa – Palomba cercò di coprire, falsificando la cartella clinica”. Il primario infatti è accusato anche di falso.