CLAMOROSO. Con una condanna a 20 anni di carcere torna in libertà un boss dei Lo Russo

La giustizia lumaca a Napoli fa un altro passo falso. E’ stato infatti scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare per un ritardo nel deposito delle motivazioni della sentenza di primo grado, uno dei degli uomini di vertice del clan Lo Russo di Miano. Si tratta di Gaetano Tipaldi, 60 anni, detto nanà ‘o cecat, il cui ultimo arresto risale all’ottobre del 2014 in quel di Gaeta. Su di lui pende una condanna in primo grado  a 20 anni di carcere per associazione camorristica e estorsione. Ma la scarcerazione di nanà ‘o cecato è avvenuta perché la sentenza di primo grado è stata emessa il 17 ottobre del 2014, mentre il deposito delle motivazioni risalirebbe al 12 agosto del 2015; infine gli atti sono stati trasmessi dal Tribunale alla Corte di Appello solo il 15 giugno del 2016. Insomma, dieci mesi per depositare una sentenza e qualcosa in meno di un anno per trasmettere le copie da piano all’altro della stessa cittadella giudiziaria. Decisamente tanti e ora come era avvenuto durante il processo Gaetano Tipaldi è di nuovo libero. I figli di Tipaldi sono stati indicati dal boss pentito Carlo Lo Russo come pericolosi killer del clan. Su uno pende  una richiesta di condanna all’ergastolo della scorsa settimana perché coinvolto nel duplice omicidio di Mario Ascione, fratello del superboss Rafele ‘o luong, e del suo guardaspalle Ciro Montella uccisi all’interno della sala scommesse “Strike” di corso resina ad Ercolano l’11 marzo del 2003. La richiesta del gup Isabella Iaselli riguarda anche il boss di Ercolano, Giovanni Birra, con il suo braccio destro Stefano Zeno e Ciro Uliano, insieme all’ex boss dei ‘capitoni’ di Miano, Carlo Lo Russo, oggi pentito, Raffaele Perfetto, Oscar Pecorelli e Massimo Tipaldi appunto. Antonio Tipaldi invece  è convolto anche nel duplice omicidio dell’ambulanza , quello del giugno 2004 in cui furono massacrati Salvatore Manzo, pregiudicato di 44 anni, originario di Marano, è ucciso  scorso da quattro sicari. L’uomo, accompagnato dalla moglie, veniva trasportato a bordo di un’autoambulanza in una clinica di S. Giorgio a Cremano. Poco prima, gli stessi killer avevano ammazzato anche Giuseppe D’Amico, altro membro del clan Stabile, che lo stava scortando con la sua vettura. Cosa inmbrazzante e inquitente allo stesso modo perché la sua scarcerazione è avvenuta in momento storico particolare per la zona di Miano storicamente controllata dai “Capitoni” e attraversata da una nuova faida che coinvolge anche i rione vicini come Piscinola, la Don Guanella, Chiaiano e San Pietro a Patierno con gli omicidi di Giuseppe Guazzo e il duplice omicidio di Domenico Sabatino e Salvatore Corrado.


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