Coppia uccisa a Pordenone: Ruotolo inchiodato in aula dalle immagini della sua auto

L’Audi A3 grigia, con un faro fulminato, che transita lungo via Interna dal palazzetto dello sport con direzione verso il centro di Pordenone, accende i fari dello stop e attiva la freccia di direzione di svolta a sinistra, nelle immagini visti come 4 “lampi” sull’ asfalto, preceduta da una Punto e seguita da un Suv. I fotogrammi sono stati proiettati in aula nella seconda udienza testi del processo a carico dell’ex militare Giosué Ruotolo. Durano pochi secondi e sono stati ripresi dalla camera brandeggiabile posizionata davanti all’istituto Kennedy. Sono i ”primi ad aver attirato l’attenzione” dei Carabinieri che indagavano sull’omicidio della coppia di fidanzati di Pordenone sull’Audi A3 in uso a Ruotolo. Elemento che li ha portati a puntare sulla pista dell’Audi A3. La proiezione è avvenuta durante la deposizione del maggiore Pier Luigi Grosseto, comandante del nucleo investigativo dei Carabinieri di Pordenone dal settembre 2015. Data in cui, subentrando al predecessore, capitano Mauro Maronese, aveva raccolto il testimone delle indagini sull’omicidio di Teresa Costanza e Trifone Ragone. Oltre ai fotogrammi della telecamera del Kennedy, impressi in un orario prossimo al delitto, il maggiore ha mostrato anche le immagini della stessa auto che alcuni minuti prima aveva percorso il tracciato in direzione inversa. E si è soffermato sui frame dell’auto ”sparita dalle telecamere nella zona del parco di San Valentino e ricomparsa dopo 7 minuti, all’incrocio tra via Interna e via San Quirino, con un tempo di sosta compatibile con una camminata fino in fondo al parco e ritorno”. Questo per spiegare come la pista dell’Audi A3 ha preso sempre più corpo nelle indagini dopo che sono state scartate quelle alternative, una decina. “La cosa più importante che è emersa è l’indagine imponente, non sospetto-centrica. Non si è partiti da Ruotolo per arrivare a Ruotolo. Sono state vagliate tutte le ipotesi alternative. E’ rimasto solo lui. Magari ci fossero indagini così scrupolose”, ha dichiarato l’avvocato Nicodemo Gentile, uno dei legali dei familiari delle vittime. L’avvocato della difesa, invece,Roberto Rigoni Stern, ha sottolineato che si è “indagato nella direzione di Ruotolo per esclusione, forzata dal dover trovare per forza un colpevole”; il collega Giuseppe Esposito ha ricordato che ”ci sono ancora moltissimi punti da chiarire”, anche sulle piste alternative che sono state illustrare in tribunale.

Sono circa 10 milioni i dati analizzati dai Carabinieri nel corso delle indagini sull’ omicidio della coppia di fidanzati, Teresa Costanza e Trifone Ragone, di 30 e 28 anni, uccisi a Pordenone la sera del 17 marzo 2015 nel parcheggio del Palazzetto dello sport. Lo ha dichiarato nell’aula A del Tribunale di Udine, il capitano Mauro Maronese, all’epoca comandante del nucleo investigativo dei Carabinieri di Pordenone, sentito come teste dell’accusa davanti alla Corte d’assise di Udine dove si sta celebrando il processo a carico di Giosuè Ruotolo, il militare campano di 27 anni, unico imputato. Il capitano Maronese ha cominciato la sua deposizione ripercorrendo le attività d’indagine svolte fin dai primi giorni successivi al duplice omicidio, in cui furono impegnati ogni giorno una cinquantina di uomini del nucleo investigativo, nucleo informativo e dell’aliquota operativa di Pordenone, la sezione rilievi del Ros di Roma e anticrimine del Ros di Udine. I militari operarono divisi in sei squadre rispettivamente deputate a investigazioni scientifiche, intercettazioni, dati tecnici informatici, visione delle immagini del sistema di sorveglianza, testimoni e analisi di dati e dichiarazioni


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