Il clan D’Alessandro e la famiglia Ridosso si sono divisi l’affare parcheggi e i posti di lavoro. Lo ha spiegato in uno dei suoi tanti verbali il killer pentito della cosca stabiese di Scanzano, Renato Cavaliere, condannato per l’omicidio del consigliere comunale del Pd Pd stabiese Gino Tommasino. La famiglia Ridosso (malativosi della prima ora ma non non possono essere considerati un clan, come erroneamente riportano altri in quanto non hanno alcuna condanna per associazione di tipo mafiosa) è originaria di Castellammare ed è sempre rimasta legata alla propria città . Hanno avuto legami di affari sia con i Cesarano sia con i D’Alessandro.  E ora il pentito Renato Cavaliere, il killer “preferito” del clan D’Alessandro svela il atto criminale sull’affare parcheggi. I suoi verbali in cui si parla di questi episodi sono stati depositati agli atti del processo di appello che si è celebrato l’agro giorno per l’omcidio di Aldo Vuolo ‘o nasone avvenuto a Castellammare e al termine del quale Cavaliere ha incassato una condanna a 18anni e 4 mesi di carcere rispetto all’ergastolo comminatogli in primo grado. Il collaboratore di giustizia stabiese ha spiegato che il cognato e il cugino del boss Vincenzo D’Alessandro erano stati assunti nella ditta dei parcheggi, ha spiegato la spartizione dei posti con i Ridosso di Scafati e il pizzo imÂposto alla societaÌ€ “venuta da fuori” con la richiesta del “30% dei guadagni mensili, tenenÂdo conto anche delle multe”. Ecco cosa è scritto nel verbale di Cavaliere: “Prima della scarcerazione di Enzo DAlessandro quando gestivo il clan insieme a Francesco Belviso, avevo contattato il titolare della ditta, che peroÌ€ all’incontro con me aveva mandato un altro soggetto…«L’uomo mandato dal titolare della ditta eÌ€ stato accompaÂgnato da Antonio Ridosso”. Antonio Ridosso è il fratello di Romolo Ridosso, da qualche mese diventato collaboratore di giustizia, e di Salvatore Ridosso ucciso nel 2004 a Scafati durante la faida tra famiglie malavitose stabiesi che si erano trasferite nell’agro a metà degli anni Ottanta. Salvatore Ridosso infatti fu ucciso da Luigi Muollo e Valentino Mansi il 16 maggio del 2002 a Scafati. La risposta arrivò il 9 settembre del 2003. Luigi Muollo fu ucciso per mano dei ridosso con la complicità del clan di Acerra dei De Sena. Per questi omicidi è in corso un procedimento in corso presso la procura di Salerno che vede come indagati 14 persone delle due famiglie e i killer “prestati” dagli acerrani. I Muollo sono stati avversari storici dei D’Alessandro a Castellammare fin da i tempi della guerra ai cutoliani. Un loro fratello, Giuseppe, detto peppino ‘ o neo fu ucciso in quello scontro e il suo corpo non è mai stati ritrovato.
A proposito delle assunzioni degli  scafatesi nella ditta di parcheggi il pentito Cavaliere ha anche ricordato: “…Antonio Ridosso aveva messo a lavorare anche il nipote ed altre due o tre persone. Io ho chiesto ad Antonio Ridosso come si era permesso a prendere quei posti di lavoro e l’ho anche preso male poi Francesco Belviso mi richiamò dicendo che a noi interessavano i soldi dell’estorsione”.
La ditta in questione eÌ€ la SinÂtesi di Secondigliano, giaÌ€ al centro di inchieste della Dda di Napoli e il cui nome eÌ€ emerso durante il processo per l’omicidio di Gino Tommasino. Il racconto di Cavaliere continua: “…Nella ditta dei parcheggi lavorava anche Antonio Ridosso,l’ho saputo da Michele Spera, afÂfiliato di Scanzano per poco tempo, poi pentito, e ausiliario del traffico a Castellammare all’epoca dei fatti… Io e Francesco Belviso abbiamo parlato dell’appalto a Castellammare e abbiamo detto che ci dovevano dare dei soldi visto che si trattava di uan ditta venuta da fuori. Durante l’incontro non abbiamo parato solo di soldi ma anche di posti di lavoro. In particolare abbiamo ottenuto l’assunzione del figlio del defunto Antonio Martone (ucciso nella faida contro gli scarpa -Omobono nel 2004 ma soprattutto cognato del defunto padrino stabiese Michele D’Alessandro) che si chiama Vincenzo Martone e del cognato di Enzo D’Alessandro di cui adesso non ricordo il nome. La nostra richiesta non era limitata solo a quei due posti di lavoro, ma l’uomo che abbiamo incontrato ci ha detto che il Comune aveva già imposto l’assunzione di tutti i dipendenti che in precedenza avevano gestito il servizio. I due nomi indicati da noi hanno iniziato a lavorare per strada poi abbiamo trasmesso all’imprenditore di mandare Martone alle Terme e il cognato di Enzo all’ex falegnameria Imparato…Dopo quell’incontro l’imprenditore ha cominciato a dare alcuni soldi, forse a Ciccio Belviso (altro cognato del defunto padrino D’Alessandro) e come ho già detto ha assunto il figlio di Antonio Martone ed il cognato di Enzo D’Alessandro”.